“Sgozzero’ gli infedeli…”. La frase, tanto tremenda quanto tragicamente efficace colpiva perchè a pronunciare quelle parole di morte affidate all’etere da uomini dell’IS era un bambino di una decina d’anni, molto simile a tanti altri bambini che girano per le strade del Medioriente come degli Usa, della Russia o della vecchia Europa. Una piccola faccia d’angelo, un angelo della morte che in queste ora gli uomini del Califfato hanno messo alla prova trasfromando in realtà quel tenebroso messaggio pronunciato solo qualche settimana addietro.
Nel teatro dell’orrore siro-iracheno è l’ora dei baby boia. Per riconfermare che si fa sempre più sul serio e, soprattutto, che si procede sulla strada della ferocia e del nichilismo, dell’annientamento delle persone come della dignità umana. Come si addice a chi persegue l’obiettivo di una guerra totale che non può e non deve risparmiare nessuno: militari, civili, donne, bambini anziani. Vittime o carnefici.
Visto che non è ancora certa l’autenticità del video, resta il salto di qualità che quelle immagini portano nelle case della normalità, della civile convivenza di chi crede ancora nelle regole e nelle leggi degli Stati e soprattutto in quelle della vita, fatte di limiti e confini da non oltrepassare mai. Ma veniamo a questo ennesimo giro di vite nell’orrore dello Stato islamico. Un bambino, bello e curato, dall’apparente età di 10-11 anni, uccide due presunte spie russe con un colpo di pistola alla nuca.
Quello che sconcerta e fa gelare il sangue è la macabra messinscena che precede l’esecuzione. Prima c’è la confessione degli uomini, di origine kazaka, che ammettono di essere stati inviati dai servizi segreti russi come infiltrati nelle file dello Stato islamico per fornire informazioni e, soprattutto, eliminare un importante leader, di cui non viene fatto il nome. Poi la parte più drammatica: i due sono inginocchiati a terra e indossano una tunica grigia. Dietro un miliziano barbuto con il kalashnikov, accanto il bambino con un maglione nero che stringe in una mano troppo piccola, una calibro 9 che appare enorme tra le dita di un quasi adolescente. E’ il coltello di pallottole che, nel nome di Allah, metterà fine alla vita di due vittime sacrificali, immolate sull’altare dell’aberrazione di una guerra destinata a scavare un solco di odio e sangue che solo anni di oblio e ricostruzione morale delle coscienze potrà far dimenticare.
Poi l’esecuzione. Portata a termine con la lucida e incolpevole follia di un bimbo chiamato a bruciare con due colpi di pistola l’alba di una vita appena sbocciata. Infine il bambino parla e, con crudele freddezza, si dice pronto a giustiziare altri traditori. Il video è stato verificato dal sito dell’intelligence Usa Site e giudicato autentico. Nelle immagini non si vede sangue e alcuni ne contestano la veridicità. Ma anche Conflict News conferma che è autentico. Il bambino, dell’Asia centrale, era apparso in altri video di propaganda dell’Is. I due russi giustiziati sarebbero Mamavev Yesenjanovich e Ashimov Nikolayavich, catturati in Siria l’anno scorso.
Per noi tutti lo sgomento di una esecuzione che segue di qualche ora i tragici fatti di Parigi e che ci ricorda come ormai stia dilagando una guerra dell’odio dai confini indefinibili. Guerra con la quale, pur nella sua assurdità, siamo chiamati a convivere, nostro malgrado.
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