Cala il fatturato dell’industria, cresce invece, anche se di pochissimo, l’indice delle vendite al dettaglio sebbene la tendenza rimanga negativa. L’analisi dell’Istat che ha preso in esame il mese di novembre 2014, fotografa una flessione del fatturato dell’industria, al netto della stagionalità, dello 0,6% rispetto al mese precedente dovuta, stando agli analisti, ad “andamenti opposti sul mercato interno (-1,2%) e su quello estero (+0,6%)”.
“Nella media degli ultimi tre mesi – si legge – l’indice complessivo diminuisce dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti (-0,9% per il fatturato interno e +0,4% per quello estero)” mentre “per gli effetti di calendario il fatturato totale cala su base annua dell’1,6%, con una variazione negativa del 2,8% sul mercato interno e un incremento dell’1% su quello estero”.
Crescono gli indici dei beni di consumo (+0,7%), calano invece quelli di energia (-3,9%), beni strumentali (-1,1%) e beni intermedi (-0,6%).
Calano anche gli ordinativi totali, che per l’Istituto fanno registrare “un calo congiunturale dell’1,1%” prodotti da una”flessione del 3,9% degli ordinativi interni e un aumento del 2,9% di quelli esteri”. Il confronto con Novembre 2013, però, certifica una variazione negativa ben maggiore, addirittura del 4,1%.
In leggerissima controtendenza, invece, l’indice relativo al commercio e alle vendite al dettaglio, che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi. Nel novembre scorso aumenta dello 0,1% rispetto al mese precedente sebbene “nella media del trimestre settembre-novembre 2014, l’indice mostra una flessione dello 0,2% sui tre mesi precedenti”.
“Rispetto a novembre 2013 – si legge ancora – l’indice grezzo del valore del totale delle vendite registra una diminuzione del 2,3%. L’indice del valore delle vendite di prodotti alimentari diminuisce del 2,2%, quello dei prodotti non alimentari segna un calo del 2,4%”.
Il confronto tra i primi 11 mesi del 2014 e quelli del 2013, restituiscono un trend negativo: “le vendite diminuiscono dell’1,4% con una flessione per le vendite di prodotti sia alimentari sia non alimentari dell’1,3%.
Le percentuali preoccupano gli operatori di settore. Il timore è che il momento di inversione di tendenza si allontani rispetto alle aspettative del governo. Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, esterna le sue preoccupazioni circa gli ordinativi dell’industria: “il meno 1,1 per cento su base mensile e’ il quarto calo di fila registrato dall’istituto nazionale di statistica. L’industria non risulta ancora in grado di traghettare il resto dell’economia fuori dalla recessione ed il meno 4,1 per cento su base annua degli ordinativi in questione non depone bene”. “È evidente – aggiunge – che, oltre ai nuovi provvedimenti di politica monetaria che verranno posti in essere da oggi dai vertici della Bce, urge una politica industriale caratterizzata da investimenti mirati per il settore”.
Per Carlo Rienzi, Codacons, il 2014 sarà ricordato come “l’anno nero del commercio”. “La forte contrazione delle vendite – spiega – sta mettendo in ginocchio gli esercenti, producendo una raffica di chiusure di negozi con conseguente incremento della disoccupazione”. Rienzi attribuisce il tracollo al calo del potere d’acquisto delle famiglie che “tra il 2008 e il 2014 ha subito una contrazione del -12%, impedendo ai cittadini di comprare”.
Quindi la richiesta di ”riforma del settore, a partire dalla liberalizzazione dei saldi, lasciando ai commercianti la facoltà di scegliere quando scontare la merce, e dall’introduzione di giornate di promozioni straordinarie volte ad incentivare i consumi”. Una soluzione che è già all’ordine del giorno negli Stati Uniti o in Inghilterra e che potrebbe contribuire a un inversione sostanziale di tendenza nel settore della compravendita di beni.
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