Sembra essere appena più roseo il futuro per gli italiani, stando almeno ai dati dell’Istat sul commercio al dettaglio, la fiducia dei consumatori e delle imprese, i contratti collettivi e le retribuzioni contrattuali.
Complici i passi compiuti negli ultimi mesi in termini di consolidamento e inversione di tendenza dell’economia, i giudizi dei consumatori sono migliorati sia per quanto riguarda le condizioni economiche generali sia per le aspetative legate alla ripresa.
Vediamo i dati. A febbraio l’indice che rappresenta il clima di fiducia aumenta “in misura significativa, passando a 110,9 da 104,4”. Anche per le imprese il miglioramento è importante e sale “a 94,9 da 91,6 di gennaio 2015”.
“I giudizi dei consumatori sulla situazione economica del Paese – si legge nella nota dell’Istituto – migliorano rispetto al mese precedente, il saldo passa a -73 da -101”. Questa variazione è spiegata “dalla diminuzione al 29,9% dal 40,1% della quota di coloro che giudicano la situazione del paese ‘molto peggiorata’”.
In merito alle attese sulla situazione economica generale “il saldo aumenta a 23 da -3, cresce, infatti, al 44,2% dal 34,5% la quota di coloro che si attendono un “leggero miglioramento” della situazione economica del Paese”, mentre passa “da 31,9% a 21,6%” la quota di coloro che si attendono un peggioramento.
Anche per quanto riguarda la disoccupazione, il saldo diminuisce in misura consistente “a 10 da 40 del precedente mese” e una diminuzione “al 23,5% dal 32,9% della quota di coloro che si attendono un lieve aumento, e all’11,8% dal 15,7% quella di coloro per cui l’aumento sarà più marcato”.
Una lieve disomogeneità invece si evidenzia tra gli indicatori della fiducia corrente, che passa da 102,5 a 106,7, e quella futura, in aumento da 107,4 a 116,6.
Si tratta di timidi segnali di ripresa che si estendono anche al clima percepito dalle imprese, in particolare di quelle dei servizi di mercato, di commercio al dettaglio, e del manifatturiero. In controtendenza il settore delle costruzione che invece passa da 77,4 a 76,6.
Se, però, la percezione per il futuro è andata migliorando, non sembra essere ancora arrivato il momento di tornare a consumare. A dicembre 2014, infatti, l’indice delle vendite al dettaglio fa registrare un -0,2% sul mese precedente. In tutto il 2014 le vendite degli alimentari si sono fermate a – 1,2% e i non alimentari hanno chiuso a -1,1%.
In aumento, inoltre, anche l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie, che nel mese di gennaio aumenta dello 0,7% rispetto al mese Precedente, e dell’1,1% nei confronti di gennaio 2014, così come, “con riferimento ai principali macrosettori”, le retribuzioni contrattuali orarie “registrano un incremento tendenziale dell’1,5% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione”.
A fare da traino settori come le telecomunicazioni (3,5%); i tessili, l’abbigliamento e lavorazione pelli (3,4%); la gomma, plastica e lavorazione minerali non metalliferi (3,1%).
Unico elemento in controtendenza è il capitolo Istat relativo alla “tensione contrattuale” che resta alta.
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