Un italiano su quattro è a rischio povertà o esclusione. Lo certifica l’Istat, pur registrando un miglioramento a livello sociale, nel 2017, rispetto all’anno precedente.
La stima dei residenti a rischio cala infatti al 28,9%, dal 30% del 2016. In particolare risulta “pressoché stabile al 20,3% la percentuale di individui a rischio di povertà (era 20,6%) mentre si riducono sensibilmente i soggetti che vivono in famiglie gravemente deprivate (10,1% da 12,1%)”. Nel 2016 inoltre il reddito netto medio delle famiglie è aumentato del 2% a circa 2.550 euro mensili, mentre diminuisce la diseguaglianza.
Un aiuto alle persone a rischio povertà o del tutto prive di reddito viene offerto dagli empori solidali che nel 2017 hanno ‘servito’ 30 mila famiglie e 105 mila persone, per un quarto sotto i 15 anni, durante le oltre 100 mila ore annuali ‘di servizio’, garantite finora da 5.200 volontari.
Gli empori solidali per la prima volta sono stati censiti dalla Caritas e da CSVnet, l’associazione dei centri di servizio per il volontariato. Dalla mappatura è emerso che sono 178 gli empori solidali attivi in Italia, distribuiti in 19 regioni e almeno altri 20 sono pronti ad aprire entro il 2019. Più della metà sono stati aperti nell’ultimo triennio.
Il primo rapporto è stato presentato ieri a Roma durante l’incontro “Quando le persone fanno la differenza. Il volontariato che tiene unite le comunità”, organizzato da CSVnet, Forum Nazionale del Terzo Settore e Caritas Italiana per celebrare la 33^ Giornata internazionale del volontariato.
L’accesso agli empori avviene in base alla verifica delle condizioni di difficoltà (soglia Isee, Irpef) e colloqui individuali. In 150 empori le famiglie fanno la spesa gratis utilizzando una tessera (elettronica o manuale) a punti da scalare. Gli empori – è stato spiegato – sono una forma avanzata di aiuto alle famiglie che vivono situazioni temporanee di povertà e spesso sono un’evoluzione delle tradizionali distribuzioni di “borse-spesa”. E’ un modello che ha conosciuto una crescita impressionante nell’ultimo triennio: il 57% degli empori (102) ha aperto tra il 2016 e il 2018, quota che sale al 72% se si considera anche l’anno precedente. Il primo è nato nel 1997 a Genova.
Nella quasi totalità dei casi gli empori sono gestiti da organizzazioni non profit, spesso in rete fra loro: per il 52% sono associazioni (in maggioranza di volontariato), per il 10% cooperative sociali, per il 35% enti ecclesiastici diocesani o parrocchie, per il 3% enti pubblici. Le Caritas diocesane hanno un ruolo in 137 empori (in 65 casi come promotrici dirette); i Csv lo hanno in 79 empori, offrendo prevalentemente supporti al funzionamento.
Gli empori sono aperti per 1.860 ore alla settimana per un totale di oltre 100 mila ore all’anno. La maggioranza apre 2 o 3 giorni alla settimana in giorni infrasettimanali, mentre 37 sono aperti anche il sabato. Dall’apertura al 30 giugno 2018 tutti gli empori attivi hanno servito più di 99 mila famiglie e 325 mila persone, di cui il 44% straniere. L’utenza è anagraficamente molto giovane: il 27,4% (di cui un quinto neonati) ha meno di 15 anni, appena il 6,4% supera i 65. L’86% degli empori offre anche altri servizi come accoglienza e ascolto, orientamento al volontariato e alla ricerca di lavoro, terapia familiare, educativa alimentare o alla gestione del proprio bilancio, consulenza legale ecc..
Il costo mensile per la gestione degli empori oscilla tra 0 e 28 mila euro, tuttavia più del 70% si attesta nella fascia tra 1.000 e 4.500 euro. A pesare maggiormente sono le voci di costo relative all’acquisto diretto dei beni (circa 40%) e personale (per il 22%). Gli empori gestiscono: alimenti freschi e ortofrutta (in 124 servizi), alimenti cotti (in 30) e surgelati. Ma anche prodotti per l’igiene e la cura della persona e della casa (in 146 empori), indumenti (in 50), fino ai prodotti farmaceutici, ai piccoli arredi e agli alimenti per gli animali. Molto presenti infine prodotti per bambini e ragazzi: giocattoli (disponibili in 62 realtà), articoli per la scuola e prodotti di cancelleria (in 92) e soprattutto alimenti per neonati (in 150).
Quella degli empori è una storia di volontari, che sono presenti in tutte le strutture. Sono stati 5.200 (32 in media) quelli dichiarati nell’attività di questi anni e 3.700 (21 in media) quelli attivi al momento della rilevazione. Presenti anche i volontari stranieri, mediamente 4 per servizio. Centosettantotto invece gli operatori retribuiti dichiarati da 83 empori: 54 di questi ha solo personale part-time; le persone a tempo pieno sono 49 distribuite nei restanti 29 empori, mentre sono 44 i giovani in servizio civile.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy