Nel nostro Paese vengono sprecati 16 miliardi di cibo ogni anno. Sono gli stessi italiani a dirlo, in una serie di interviste elaborate da Waste Watchers. Buttiamo cibo commestibile o che potrebbe ancora fare in tempo ad essere donato, ad esempio attraverso le oltre 8mila associazioni presenti sul territorio che fanno capo a Banco Alimentare e che annualmente raccolgono e distribuiscono gli alimenti a coloro che si trovano in condizioni di indigenza.
Il world food day. Nella giornata mondiale del cibo, la situazione del cibo in Italia, fotografata dall’Osservatorio nazionale di Waste Watchers, spin off dell’Università di Bologna, non è certo ottimale ma è comunque in via di miglioramento: secondo i dati, sette famiglie su dieci hanno ormai imparato a fare la lista della spesa e da 650 grammi quotidiani quest’anno siamo scesi a 600 per famiglia, per un valore di circa 7 euro. Un ruolo importante lo ha avuto anche la crisi economica che potrebbe aver contribuito a dare un freno allo spreco dei genitori ed incentivato l’educazione al risparmio nei loro figli. Il risultato è che nell’80% dei casi il cibo scaduto da poco prima di buttarlo viene ricontrollato e, se ancora buono, riutilizzato.
Quanto sprechiamo e perché: i dati. Secondo gli esperti, tra lo spreco reale (12 miliardi) e quello dichiarato dagli italiani (8 miliardi) vi è uno scarto di circa 4 miliardi di euro di cui un miliardo e 160 nell’industria, quasi un miliardo e mezzo nella grande distribuzione. La percentuale del cibo buttato via potrebbe coprire l’1% del prodotto interno lordo. Dai sondaggi, i meno spreconi sembrerebbero essere gli abitanti del Nord mentre in cima alla lista degli alimenti sprecati compaiono un po’ in tutta Italia, la frutta (31%), seguita dall’insalata (29%), verdure (19) e pane (17 %). Tra le scuse più gettonate la muffa (41%), frutta e verdura che vanno a male troppo presto (34%), il cattivo sapore (25%), il 22 il fatto che il prodotti scaduti (22%), il 13% ha calcolato male le cose che gli servono, l’11 ha cucinato troppo cibo, per l’8 % le confezioni troppo grandi.
Diari di uno spreco. Dal momento che sono stati gli stessi italiani a fornire le informazioni riguardanti le loro abitudini alimentari per ora si può parlare in termini di “percezione” dello spreco, nulla di più. Ma le cose potrebbero cambiare a breve e fornire tutti i dati in maniera più rigorosa, certa e “scientifica”.
Uno dei problemi da risolvere è che la nuova legge non prevede strumenti precisi di monitoraggio scientifico dello spreco. Per questo a fine ottobre partirà in mille famiglie l’iniziativa dei diari, dove attraverso dettagliate descrizioni da parte di nuclei sparsi sul territorio con valenza stastitica si cercheràdi avere un monitoraggio scientifico elaborato con l’università di Bologna”. Così Andrea Segrè, fondatore di Last Minute market e presidente del comitato per il programma di prevenzione rifiuti e sprechi del ministero dell’ Ambiente.
Intanto a Milano, Banco Alimentare Lombardia ha fornito un quadro preoccupante della povertà nel nostro Paese: sono ben 5 milioni gli italiani in difficolta‘ di cui circa 670 mila indigenti solo in Lombardia, 100 mila in piu’ rispetto al 2014. Di questi, nella Regione sono oltre 209 mila le persone aiutate da Banco Alimentare Lombardia attraverso una rete di 1.254 organizzazioni caritative partner.
Come sempre, quelli a subire i danni maggiori sono sempre i minori: dal Bilancio sociale 2015 di Banco Alimentare “Danilo Fossati” circa un minore su 3 ricorre ai pasti donati dall’Associazione, cioè oltre 60 mila bambini e adolescenti, ben 13 mila nella sola Milano. L’obiettivo principale della Onlus è dunque quello di fornire a tutte le persone, ragazzi ed adulti, un pasto regolare e salutare almeno ogni due giorni, per combattere il rischio sempre maggiore di “deprivazione alimentare”.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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