Italian Gigolò, ottime prestazioni con ricevuta di pagamento

E se le vuote casse dell’italico fisco fossero rimpinguate con denaro fresco, uscito dalle tasche di una nuova categoria di liberi professionisti o, meglio, di esperti della professione più vecchia del mondo, quella che non ha mai versato neanche un centesimo? Ciclicamente si torna sull’argomento, ma mettervi ordine significherebbe  ‘legalizzare’ le lucciole, ovvero il fenomeno della prostituzione, come ha chiesto la Lega attraverso la proposta di legge firmata Bitonci, presentata nella scorsa primavera, che più che una provocazione voleva essere l’alternativa all’aumento dell’Iva. Ora che anche l’ulteriore correttivo dell’Iva è passato col primo ottobre, si può riprendere a parlarne.  Anche perché, incredibile dictu, si è fatto avanti  il primo professionista del sesso a pagamento. In questo caso la declinazione al maschile è appropriata in quanto trattasi di un bel pezzo di uomo (a giudicare dalle foto i 35 li ha compiuti qualche anno fa),  marchigiano,  che ha fatto del dare piacere il suo lavoro, al servizio esclusivo delle donne. “Voglio pagare anche io le tasse”, dice ai media Roy,  di professione gigolò, che come scrive sulla sua biografia dà piacere e fa servizio solo per le donne. Insomma uno che fa i soldi con il suo splendido corpo, alto 185 cm, il fascino e l’eleganza dei suoi corteggiamenti. La Guardia di finanza l’ha preso in parola e su un suo conto corrente ha trovato depositati 200 mila euro, frutto esclusivamente della sua prostituzione. Su questa somma, messa da parte in chissà quanto tempo – ma dai suoi racconti è possibile ipotizzare che sia molto limitato –  l’Agenzia delle entrate gli ha chiesto 70 mila euro di tasse arretrate. Ma a che titolo lo Stato esige quei soldi? Se lui aprisse, come dice di voler fare, una partita Iva,  quale codice attività dovrebbe mettere? per ‘prostituta’ non è previsto, tanto meno per prostituto, figura poco frequente rispetto a quella femminile forse anche per principi morali di atavica memoria. “Con il mio avvocato stiamo valutando il ricorso perché se lo Stato chiede i soldi sulla mia attività di prostituzione – assicura Roy – vuol dire che fa sfruttamento della professione”. Quella del nostro italian gigolò non è solamente una provocazione ma una battaglia per il riconoscimento della prostituzione come lavoro. Lavoro che si può vivere con grande professionalità e dedizione, come insegna lo stesso Roy: “Escort si nasce, non si diventa”, ha dichiarato in una delle sue apparizioni televisive (la prima risale al 2005, se ne deduce quindi che se fosse in regola con i contributi ai fini pensionistici avrebbe già guadagnato almeno 13 di anzianità). In effetti altri lavori, non meglio specificati ma da lui definiti normali, a contatto con gente normale, ne ha provati. Sarà stata comunque la voglia di uscire dalla vita di provincia (quale?) dove R.D. (di lui si conosce solo il nome, probabilmente d’ ‘arte’) è nato, oppure il forte desiderio di emergere (e non nel ramo aziendale), Roy diventa prima ragazzo immagine di una discoteca, poi strip man (molto richiesto, dice). Successivamente il salto ad  ‘accompagnatore’ di una signora che voleva far ingelosire il marito. La passione ‘sfrenata’ per le donne, ne frequentava tante e diverse, non gli è mai mancata, per cui il passaggio ad un lavoro stabile e redditizio come quello attuale è stato quasi un obbligo. Oggi, come si legge sul suo sito, Roy Gigolò è  “il sogno di una notte che svanisce con l’arrivo del giorn0”. Pagare per credere. Presto, ci auguriamo, anche con ricevuta fiscale.

A.B.