Mentre all’interno del Partito Democratico si registra una tensione in salita, l’Italicum arriva questo pomeriggio in commissione Affari costituzionali. La riforma elettorale inizia dunque il percorso che la porterà a essere votata alla Camera il 27 aprile.
Un percorso relativamente breve quindi, almeno nelle intenzioni del governo. Ma mentre il vice-segretario del Partito democratico Lorenzo Guerini sostiene che la riforma elettorale debba passare alla Camera così com’è, opposizione e minoranza interna al Pd chiedono almeno due modifiche: il superamento dei capilista bloccati e la possibilità di apparentamento tra liste in caso di ballottaggio.
Come si legge nel documento presentato nella minoranza, «il Governo ha tra i suoi compiti fondamentali la riforma costituzionale e quella elettorale. Le riforme rappresentano un elemento di constituency della sfida che il Pd ha lanciato al Paese». Solo che, mentre per la minoranza questa consapevolezza dovrebbe portare il governo «riaprire il dialogo sulla legge elettorale, perché il Pd non può permettersi ora una rottura», come afferma Roberto Speranza di Area riformista, per la maggioranza sembra essere un motivo in più per andare avanti senza fermarsi.
«Dal punto di vista del Governo la legge è corretta, funziona, va bene e non necessita di modifiche», afferma il ministro delle riforme Elena Boschi, facendo intendere che, se la questione non si dovesse risolvere nella riunione del Gruppo Pd programmata per il 15 aprile, è intenzione del governo portare avanti il progetto dell’Italicum così come si presenta, senza modifiche, in vista della votazione definitiva ai primi di maggio.
Vediamo i punti chiave di questa riforma elettorale.
L’Italicum è in realtà è un sistema elettorale modellato sull’esempio di quello spagnolo, opportunamente modificato.
Si tratta inanzittutto di un sistema proporzionale; questo vuol dire che i seggi in Parlamento saranno assegnati sulla base dei voti ricevuti dalle singole liste, calcolati a livello nazionale e non provinciale, su 100 collegi. Il cittadino non sarà dunque più chiamato a votare le coalizioni di partito.
Anche se, a onor del vero, questo non vieta a due partiti di presentarsi nella medesima lista.
La lista più votata avrà un premio di maggioranza e otterrà 340 seggi. Ma questo solo nel caso superi il 40 % delle preferenze. In caso contrario, si passerà a un secondo turno elettorale tra le liste più votate, nel quale, se nessuna lista dovesse raggiungere il quorum di voti richiesto, quella con un numero di voti più alto delle altre avrà la maggioranza.
Tutti i partiti possono accedere al doppio turno elettorale? No. La soglia di sbarramento per entrare al Parlamento è del 3%.
I partiti che superano la soglia necessaria, decidono autonomamente il capolista (ciò che s’intende per “capolista bloccato”), ma gli altri candidati, circa 7 per ogni lista, verranno eletti con un sistema di preferenze, tramite la segnalazione di due nomi sulla scheda elettorale.
Nello scegliere i nomi, si dovrà garantire l’alternanza di genere: non ci potranno essere né due donne né due uomini di seguito.
I cittadini italiani all’estero potranno votare se si trovano fuori dal paese per almeno tre mesi o per motivi di lavoro, salute e studio.
L’Italicum entrerà in vigore il primo luglio 2016 e sarà valido solo per la Camera, visto i cambiamenti strutturali che sono previsti per il Senato.
Priscilla Muro
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