La "nazionale del sorriso" ringrazia il pubblico del Forum di Assago
E’ finita tra qualche lacrimuccia delle azzurre l’avventura iridata della “nazionale del sorriso”alla massima rassegna planetaria del volley femminile ospitata per la prima volta dal Belpaese, giunta ai piedi del podio dopo aver legittimamente cullato sogni di gloria sino a sabato sera quando una Cina irresistibile in difesa ci ha negato l’accesso alla finale per l’oro. Poi, il Brasile, sorprendentemente crollato in semifinale con gli Usa e che in molti si pensava avrebbe conteso il titolo alle nostre ragazze, ci ha tolto dal collo, domenica pomeriggio, anche la medaglia di metallo meno pregiato al termine di un’altra maratona che aveva visto le nostre ragazze, dapprima surclassate e poi in prepotente ripresa sino ad un tie break dove, però, la benzina e le energie nervose erano esaurite.
Qualche lacrima dopo aver perso anche il bronzo
Rammarico per un finale di Mondiale che aveva nutrito aspettative sempre più alte (e che ci sveva visto diventare addirittura la squadra favorita per il titolo perlomeno nel breve intervallo tra l’ultimo pallone di Usa-Brasile 3-0 e l’inizio di Cina-Italia) ma guai a parlare di delusione. Quella proprio no e per diversi motivi: la nazionale azzurra guidata da Marco Bonitta ha giocato a livelli altissimi (probabilmente mai così bene neppure in occasione del successo di Berlino 2002), è cresciuta progressivamente nel corso della manifestazione, si è tolta la soddisfazione di battere nettamente le stesse cinesi nella seconda fase (per 3-1) e le americane del monumento vivente al volley, Karch Kiraly, poi d’oro, nella terza fase (e per 3-0!) e, sempre nel minigirone a tre squadre al Forum di Assago, di estromettere con un perentorio 3-1 anche le bicampionesse uscenti della Russia ma, soprattutto, perchè ha divertito, entusiasmato, appassionato prima il pubblico del Palalottomatica a Roma, poi quello del Palaflorio di Bari e, quindi, del Forum alle porte di Milano, facendo registrare presenze e incassi da record (315mila spettatori totali nelle 6 città che hanno ospitato l’evento durante i 19 giorni di gare per 2,5 milioni di euro d’incasso con un picco di quasi 13.000 tifosi sugli spalti del Forum sia per le semifinali che per le finali) sino al tutto esaurito dell’ultimo weekend. Tacendo degli ascolti “da calcio” in tv, arrivati a toccare i quasi 6 milioni di telespettatori per le fasi conclusive della semifinale con la Cina (share giunto al 24,59%!) con tanto di diretta in prime time su Rai Due, guadagnata a furor di popolo. Un intero Paese, insomma, innamorato di queste 14 ragazze capaci di mettere il volley al centro dell’attenzione (e sulle prime pagine dei giornali, anche non sportivi, nonchè nell’apertura di diversi Tg) come mai prima d’ora, neppure in occasione del titolo del 2002 e, forse, solo come avevano fatto gli uomini vincitutto di Julio Velasco negli anni ’90.
Il Forum di Assago esaurito in ogni ordine di posti
Ed è stato davvero un bel vedere: un pubblico, quello del volley, completamente diverso da quello che affolla gli stadi del calcio la domenica. Tante donne, moltissime famiglie, un’educazione ed una compostezza cui non eravamo più abituati, un sostegno incondizionato alle nostre ragazze ma senza mai mancare di rispetto alle avversarie di turno e non per questo meno caloroso. Uno spettacolo nello spettacolo. Con la certezza che qui i Genny ‘a carogna e affini non metterebbero mai piede.
Il popolo del volley
Per quanto riguarda l’aspetto più prettamente agonistico, il nostro torneo, iniziato contro avversarie di secondo piano, ha fatto registrare un incredibile crescendo di prestazioni con l’approdo alle semifinali forti di 11 vittorie su 12 partite (solo la Rep. Dominicana ci aveva battuto, ma solo al tie break e con la qualificazione alla seconda fase come prime del girone già in tasca), un gruppo plasmato da Bonitta abile a mixare veterane come Del Core (la migliore in assoluto, tra le nostre, per continuità di rendimento), Lo Bianco (eccellente la sua regia con le uniche incertezze palesate solo contro la Cina), Costagrande, Cardullo, Piccinini, Centoni con giovani emergenti come la Chirichella (la nostra “principessa”, brava e bella, come ribadito a più riprese dai commentatori Rai), Caterina Bosetti e la vera novità del Mondiale, Valentina Diouf (“fiocco di neve”, un braccio di potenza inaudita al servizio di un coraggio e di una lucidità difficili da riscontrare ad un’età così verde). Con in più la soddisfazione di vedere il nostro libero, Monica “Moki” De Gennaro, premiata come miglior interprete della rassegna nel ruolo. Accantonati gli antichi dissapori tra il nostro Ct e alcune delle ragazze che ne avevano chiesto e ottenuto l’allontanamento al termine dell’ultimo mandato di Bonitta, una pagina non proprio edificante chiusa per sempre per lasciare il posto ad un gruppo solidissimo di “14 titolari”.
Valentina Diouf e Antonella Del Core
Molte di queste ragazze termineranno qui la propria avventura in azzurro, molte altre saranno il perno su cui fondare la nuova nazionale che dovrà affrontare la non meno impegnativa campagna olimpica a Rio nel 2016.
Monica “Moki” De Gennaro
Onore al merito alla Cina che ci ha sconfitto 3-1 in semifinale, nonostante il tentativo di riaprire il match quasi riuscito alle nostre, irriconoscibili e schiacciate dalla tensione nei primi due set. Il 30-28 con cui si è chiuso un quarto set vietato ai deboli di cuore rimarrà nell’epos di questo sport: quattro match ball annullati dalle azzurre e un set ball cancellato dalle cinesi. Sarebbe bastato qualche errore in meno in battuta per agguantare un tie break divenuto lontanissimo miraggio solo due set prima. E magari con la Diouf in campo dall’inizio, chissà… Autentico turning point nel torneo delle ragazze guidate ottimamente dall’unico coach femmina del Mondiale, Jenny Lang Ping (oro ai Giochi di Los Angeles ’84 da giocatrice e poi allenatrice di successo con uno scudetto anche a Modena), la partita con la temibile Rep- Dominicana nel minigirone di Assago: sotto di due set, il loro Mondiale sembrava finito. Straordinario l’impatto della 17enne centrale Yuan, subentrata proprio nella sfida contro le centroamericane all’infortunata Yunli Xu. Attorno a lei, alla Zeng, alla palleggiatrice Wei e alla Zhu, può crescere uno squadrone dalle potenzialità ancora inesplorate.
Gli Usa sul tetto del mondo per la prima volta
Ma, soprattutto, applausi a scena aperta al miracolo costruito pezzo su pezzo da “mister volley”, al secolo Karch Kiraly: i suoi Usa hanno portato a casa, per la prima volta nella propria storia, il titolo iridato, rialzando la testa dopo il tremendo ko inflitto loro dalle azzurre nel minigirone. Di lì in poi il cambio di passo con le vittorie su Russia e, soprattutto, contro le favorite brasiliane in semifinale e le cinesi, battute 3-1 al termine di una finale ben più tirata di quanto non dica il punteggio. Sugli scudi una fantastica Kimberly Hill, premiata come miglior attaccante e, addirittura, come Mvp del torneo. Eccellenti anche le prestazioni della Murphy , delle centrali Harmotto e Akinradewo e della palleggiatrice Alisha Glass, scelta come migliore del Mondiale in cabina di regia. Grande delusione, e qui il termina ci sta tutto, per il Brasile di Sheilla, Jaqueline, Thaìsa, Dani Lins, Fabiana e Fe Garay ( oltre al libero Camila Brait), sulla carta il miglior sestetto del mondo. Impeccabili fino alle semifinali ( da cineteca il 3-0 inflitto alle cinesi nel minigirone da tre), poi schiacciate dalla pressione di aspettative che rischiano di travolgere, ormai, chiunque indossi una maglietta verdeoro nel tentativo di lenire lo shock nazionale del “Mineiraço” ai Mondiali di calcio.
Ora, chiusa questa indimenticabile (e per certi versi, inaspettata) parentesi pallavolistica, si torna a immergerci nei veleni quotidiani del nostro campionato di calcio. Un velo di tristezza affiora. Lì i Genny ‘a carogna di turno regnano ancora sovrani.
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