Battuta d’arresto per la legge sullo ius soli. Ad annunciarla è stato ieri sera il premier Paolo Gentiloni: il provvedimento non sarà discusso in Senato prima della pausa estiva.
La possibilità di spostare il voto a settembre era emersa già venerdì, quando il PD aveva escluso di blindare il testo con la fiducia. La legge è scesa nell’ordine delle priorità del governo, in parte per l’urgenza della gestione degli sbarchi di migranti, che nelle ultime settimane non accennano a diminuire, ma anche per la presa di posizione di Alternativa popolare, il principale alleato di centrodestra del PD.
La nota ufficiale firmata da Gentiloni parla di “scadenze urgenti non rinviabili in Senato” e di “difficoltà emerse in alcuni settori della maggioranza”. “Si tratta comunque di una legge giusta”, chiosa il premier: “L’impegno mio personale e del governo per approvarla in autunno rimane”.
A Palazzo Madama la coalizione di governo ha una maggioranza risicata, appena una ventina di seggi di vantaggio sulle opposizioni, e il gruppo di Alternativa popolare conta 27 senatori, quanti ne bastano per bloccare qualsiasi legge.
Quando la legge è passata alla Camera, il partito di Angelino Alfano aveva votato a favore, e ieri il ministro degli Esteri ha promesso di fare altrettanto anche al Senato. Ma non prima di una “discussione più serena” che “permetterà di migliorare il testo”. Questo non spiega del tutto perché AP abbia puntato i piedi tanto da imporre il rinvio del voto. Un’ipotesi, avanzata da alcuni osservatori, è che gli alfaniani abbiano chiesto e ottenuto di dare un segnale di prudenza ai propri elettori, anche – se non soprattutto – per non alienarseli in vista delle politiche della prossima primavera.
Sempre secondo i commentatori, il segretario PD Matteo Renzi avrebbe insistito per vedere la legge approvata subito; ma quando questo si è rivelato impossibile, ha chiesto a Gentiloni di prendersi le responsabilità del rinvio.
“Gentiloni ha gestito la vicenda dello ius soli con realismo, buonsenso e rispetto per chi sostiene il suo governo”, ha commentato Alfano. Ma la notizia del rinvio è stata rivendicata dai principali partiti di opposizione di destra. Matteo Salvini l’ha definita immediatamente “una vittoria della Lega”, mentre Renato Brunetta parla di “sconfitta politica di Matteo Renzi”.
Insoddisfazione diffusa invece a sinistra. Per il coordinatore di MDP Roberto Speranza “ogni arretramento o rinvio è un errore”. D’accordo il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni: “Ancora una volta a vincere sono le ragioni di una cultura ipocrita e regressiva”.
Non sono entusiaste nemmeno le organizzazioni che si occupano di diritti civili e sociali. Per Giancarlo Perego, il direttore della fondazione Migrantes istituita dalla CEI, la legge è “una vittoria dei prepotenti”. Mentre UNICEF Italia commenta: “Se abbiamo aspettato tanto possiamo aspettare un paio di mesi”.
F.M.R.
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