Il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange è stato arrestato a Londra, nell’ambasciata dell’Ecuador.
L’arresto è stato possibile dopo che il governo di Quito ha revocato la concessione dell’asilo politico al giornalista australiano. Assange è ora in custodia alla stazione centrale di Scotland Yard e sarà portato al più presto davanti ai magistrati. Archiviata l’accusa di stupro da parte della procura Svedese, deve rispondere della mancata comparizione dinanzi a un giudice del Regno nel 2012. Ma il suo arresto è soprattutto frutto di una “richiesta di estradizione” da parte degli USA.
Il fondatore di Wikileaks era ospite dell’ambasciata dell’Ecuador dal 2012. In un videomessaggio il presidente Lenín Moreno ha sottolineato come siano stati i comportamenti aggressivi di Assange, e le ostili e intimidatorie dichiarazioni contro l’Ecuador fatte dalla sua organizzazione WikiLeaks, ad alienargli il sostegno del governo ecuadoriano e a farlo procedere, con decisione sovrana, alla revoca dell’asilo.
Non si è fatta attendere la risposta di WikiLeaks. In un tweet accusa: “L’Ecuador ha revocato illegalmente l’asilo politico in violazione del diritto internazionale”. Secondo l’organizzazione ci sono “la Cia” e altri poteri forti dietro la caccia al proprio fondatore.
La vicenda di WikiLeaks – un’organizzazione nata per divulgare in rete documenti governativi e aziendali riservati – esplose a livello mondiale nel 2008, quando furono rivelate le condizioni di prigionia nel carcere di Guantanamo. Seguirono poi nel 2010 le rivelazioni sulle atrocità commesse sui civili dagli eserciti Americano e Inglese nella guerra in Afghanistan, e la diffusione di un filmato che mostrava l’assassinio in Iraq di almeno 12 civili, in un attacco messo in atto da due elicotteri Apache statunitensi, cui si lega la vicenda dell’ex militare Chelsea Manning che procurò a WikiLeaks il video.
WikiLeaks nella difesa del suo leader definisce Assange “un figlio, un padre, un fratello. Ha vinto decine di premi di giornalismo ed è stato nominato per il Nobel per la pace dal 2010. Ma attori potenti, inclusa la CIA, sono impegnati in un sforzo sofisticato per disumanizzarlo, delegittimarlo e imprigionarlo”.
Julian Assange non è uscito dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra di sua volontà, ma è stato l’ambasciatore a far entrare la polizia britannica all’interno della sede diplomatica, permettendo così l’arresto. “Voglio ringraziare l’ambasciata dell’Ecuador per la sua cooperazione – ha dichiarato il ministro dell’Interno britannico Sajid Javid – e la polizia per la sua professionalità: nessuno è al di sopra della legge”.
Numerose le reazioni internazionali alla notizia: il Cremlino – riporta l’agenzia russa Tass – auspica che siano rispettati tutti i diritti del fondatore di Wikileaks.
“Questo è un momento buio per la libertà di stampa“: ha commentato Edward Snowden, ex analista dell’Nsa esiliato a Mosca, e gola profonda del Datagate. “Le immagini dell’ambasciatore dell’Ecuador che invita i servizi britannici nell’ambasciata per trascinare via un giornalista fuori dall’edificio finiranno nei libri di storia. I critici di Assange possono esultare, ma questo è un momento buio per la libertà di stampa”, ha scritto su Twitter.
E.R.
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