Mario Draghi e Jean-Claude Juncker
In attesa del voto a scrutinio segreto che oggi dovrebbe consegnargli la presidenza della Commissione, il candidato designato dal Consiglio, il lussemburghese Jean-Claude Juncker ha tenuto un articolato discorso di fronte alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo.
Jean-Claude Juncker
Innanzitutto, un accalorato invito a “rinunciare al nazionalismo” perchè in Europa, afferma Juncker, “si vince e si perde tutti insieme” e l’indicazione delle energie rinnovabili come “premessa per l’Europa di domani“.
Quindi, in sintonia con quanto affermato dal presidente della Bce, l’italiano Mario Draghi, il prossimo presidente ha voluto sottolineare l’importanza del Patto di stabilità perchè “la stabilità è stata promessa con l’introduzione della moneta unica ed io non ho alcuna intenzione di disattendere questa promessa” aggiungendo che non è sua intenzione procedere a delle modifiche del Patto che, almeno nel suo impianto di base, va bene così, salvo aprire un piccolo spiraglio a soluzioni improntate ad una maggior flessibilità, ma con i dovuti temperamenti: “ci sono margini di flessibilità che devono essere utilizzati: lo abbiamo fatto nel passato e lo faremo anche di più nel futuro“. Negli intendimenti di Juncker, quindi, più ancora della flessibilità, la via maestra da seguire è quella delle riforme strutturali: “Creeremo un governo economico della Ue che dovrà essere rigorosa con le riforme strutturali” e si dovrà “riflettere a stimoli finanziari” per “accompagnarle” con la creazione di “una capacità di bilancio propria dell’Eurozona“, ha aggiunto il leader del Ppe auspicando un “rappresentante unico” per l’Euro nelle istituzioni di Bretton Woods.
Anche una stoccata al nutrito fronte euroscettico nel passaggio di Juncker a difesa dell’euro: “Dobbiamo essere fieri di aver creato la moneta unica, che non divide l’Europa, ma la protegge, protegge l’Europa“.
La “prima priorità” del probabile prossimo presidente della Commissione è “rafforzare la competitività e stimolare gli investimenti” quindi “nei primi tre mesi” presenterà un “ambizioso pacchetto per lavoro, crescita e investimenti” che attraverso la Bei (la Banca europea per gli investimenti, ndr) ed il bilancio europeo “mobilizzerà fino a 300 miliardi in tre anni“.
Mario Draghi
Un discorso dai contenuti piuttosto chiari che ricalca molto da vicino il Draghi-pensiero espresso ieri dal presidente della Bce per il quale la flessibilità in materia di finanza pubblica è sì importante ma non è affatto l’unico strumento per il rilancio della crescita, al momento ancora “moderata“, poichè “l’Europa necessita, soprattutto, di riforme strutturali“. Del resto, “le presenti regole già contengono abbastanza flessibilità“, la convinzione di Draghi. E, ad avviso del massimo rappresentante della Bce, battere troppo il tasto della flessibilità comporterebbe il rischio di “annacquare” le regole già presenti nel Patto di stabilità. Anche per Draghi, quindi, il Patto va sostanzialmente tenuto fermo e la flessibilità va sì attuata ma non certo come la panacea di tutti i mali. Meglio puntare sulle riforme strutturali. E debbono, pertanto, essere giudicati positivamente i vincoli contenuti sia nel six-pack che nel two-pack.
Una visione, quella di Juncker e di Draghi, pienamente condivisa dalla Germania e dagli altri paesi rigoristi del Nord Europa. Meno da Italia, Francia e altri Stati del Sud, pur se formalmente accettata anche da questi. Ma qualche “mal di pancia” è innegabile vi sia.
Draghi aveva avuto modo di soffermarsi anche sull’euro troppo forte: “un apprezzamento del tasso di cambio è un rischio per la sostenibilità della ripresa“, le sue parole. Con la postilla che, pur non essendo il tasso di cambio uno degli obiettivi della Bce, la forza dell’euro dovrà esser monitorata molto da vicino onde evitare spiacevoli ripercussioni sul commercio internazionali e l’apertura di di conseguenti problemi geopolitici.
Infine, il numero uno dell’Eurotower aveva dimostrato identità di vedute con Juncker anche sull’opportunità che la Bce prosegua a soddisfare la domanda di liquidità delle banche almeno sino a tutto il 2016, attraverso i prestiti a lungo termine Tltro, a fronte di adeguate garanzie.
Sul versante più squisitamente politico, nell’immediata vigilia del ballottaggio per la presidenza della Commissione, sembra che una “larga maggioranza” dei Socialisti europei abbia deciso di appoggiare la candidatura di Juncker e per il candidato lussemburghese dovrebbe votare anche il gruppo liberl-democratico Alde.
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