Non se le sono mandate a dire, Jean Claude Juncker e Matteo Renzi, in una giornata che verrà ricordata come quella nella quale i rapporti tra Italia ed Europa hanno toccato i minimi storici.
A dirlo proprio il capo dell’esecutivo europeo durante la conferenza stampa di inizio anno che si è svolta oggi a Bruxelles. I rapporti tra Italia e Ue “non sono i migliori al momento” ha affermato Juncker annunciando che si recherà in Italia il prossimo febbraio.
“Esito sempre a esprimermi con lo stesso vigore con cui Renzi si rivolge a me, perché non aggiusta sempre le cose”, ha proseguito il presidente della Commissione. “Ritengo che il primo ministro italiano, che amo molto, abbia torto a vilipendere la Commissione a ogni occasione, non vedo perché lo faccia” visto che “l’Italia a dir la verità non dovrebbe criticarla troppo” in quanto “noi abbiamo introdotto flessibilità contro la volontà di alcuni Stati membri che molti dicono dominare l’Europa”.
E ancora. “Sono stato molto sorpreso che alla fine del semestre di presidenza italiana Renzi abbia detto davanti al Parlamento che è stato lui ad aver introdotto la flessibilità, perché sono stato io, io sono stato”, sottolineando ancora che “su questo voglio che ci si attenga alla realtà”. “Tengo il mio rancore in tasca, ma non crediate che sia ingenuo”, ha concluso.
Uno schiaffo chiaro, dal numero uno della commissione che, nel suo intervento ha fatto anche espliciti riferimenti alla politica sui migranti e alla libera circolazione nel vecchio continente.
Per quanto attiene la prima, Juncker ritiene necessario puntare su un maggiore coordinamento per fare fronte a questo fenomeno. “Onestamente – ha detto – quando ti incontri con il re di Giordania e devi spiegare che non riesci a gestire i presenti e futuri flussi di rifugiati, è molto più che un poco imbarazzante, quando la situazione in altri Paesi è molto più difficile che da noi. Se accogliessimo proporzionalmente tanti rifugiati quanti ne accolgono la Giordania o il Libano, dovremmo accogliere 100 mln di rifugiati”. Dunque “dovremmo essere un pò più modesti invece di tentare di fare prediche ad altri Paesi su come accolgono le persone o sulla governance. Focalizziamoci piuttosto sulla nostra performance”.
E proprio il fenomeno dei migranti ha dato la sponda per una riflessione sugli accordi di Schengen, “uno dei risultati più importanti del processo di integrazione europea” senza i quali “il libero movimento dei cittadini di lavorare e viaggiare, l’euro non ha senso”.
“C’è un legame molto stretto – ha ricordato ancora – tra l’unione monetaria e la libertà di circolazione: a che serve una moneta unica, se non puoi viaggiare per il Continente, come abbiamo fatto finora? Non voglio drammatizzare questo legame, ma dobbiamo ricordarci che esiste”.
Posizioni certamente importanti, la cui presa sulla politica italiana è stata, come facilmente immaginabile, inferiore rispetto alle dure considerazioni all’indirizzo del premier.
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, al termine della riunione dell’Ecofin, ha tentato di smorzare le polemiche sottolineando “tre punti, con estrema tranquillità: il primo è che il governo italiano non ha nessuna volontà di offesa nei confronti di nessuno, né tantomeno della Commissione e dei suoi membri. I rapporti, al di là di quello che può emergere, rimangono cordiali e costruttivi”.
“Sulla questione della flessibilità – ha proseguito il ministro – è evidente che è stata la Commissione ad introdurre una comunicazione, ma ricordo che si è arrivati a questa decisione della Commissione anche a seguito del dibattito che è stato sviluppato in sede di presidenza italiana dell’Unione Europea. Ribadisco che la flessibilità che l’Italia chiede alla Commissione è totalmente in linea con quello che prevede quella comunicazione”.
“Inoltre – ha concluso – vorrei ribadire che l’Italia dà pieno sostegno all’azione di supporto nei confronti della Turchia per quanto riguarda la gestione di importanti flussi migratori”.
La stoccata finale, però, arriva dallo stesso Renzi che, ai microfoni del Tg5, replica alle parole di Juncker. “La stagione in cui l’Italia poteva essere telecomandata da Bruxelles è finita” ha affermato il premier spiegando che “non abbiamo attaccato Bruxelles o la Commissione, ma non sono uno che si fa intimidire da dichiarazioni ad effetto. Ho l’onore di guidare un grande Paese che dà un sacco di soldi all’Europa e chiede che siano spesi bene”.
Renzi ha poi riconosciuto che la flessibilità è stata ” introdotta da Bruxelles” solamente “dopo che l’Italia in modo molto, molto insistente gliel’ha chiesto”. Questo per “avere una politica economica che pensa un po’ di più a chi non ha un lavoro e un po’ meno all’austerity e alle regole ferree del budget”.
Certo è che le posizioni della Ue hanno generato strali di polemica politica più che accesa.
“Renzi se l’è meritato. Non è affidabile, è irriconoscente, e usa l’Europa per risolvere i suoi problemi personali qui in Italia”, ha dichiarato il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta.
Su Twitter, il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, parla di “Scontro tra titani: Juncker vs Renzi, ovvero le lobby contro il burattino delle lobby. Manfrina inutile, non ci crede nessuno”. E sempre da Twitter il deputato del Movimento 5 Stelle, Riccardo Fraccaro, scrive: “Juncker tira le orecchie a Renzi e lo sbugiarda su flessibilità: con il Bomba l’Italia è zimbella Ue e i cittadini pagano le conseguenze!”.
L’aspro confronto arriva a poche settimane dalla valutazione che proprio l’Ue dovrà dare delle manovre economiche disposte dal governo e dalla quale dipenderà l’incidenza della flessibilità. A fugare i dubbi in merito lo stesso Renzi, secondo cui lo scontro tra Italia e Commissione Ue “non avrà ripercussioni” sui conti pubblici italiani.
“In Italia le cose vanno meglio: vanno meglio dal punto di vista del lavoro e dell’occupazione, e dal punto di vista del debito che finalmente inizia a scendere. E da questo punto di vista mi sento di dire che non ci saranno ripercussioni o tensioni”.
Certo è che i rapporti già non propriamente idilliaci con Bruxelles, dopo oggi hanno assunto una piega ancor peggiore.
I prossimi appuntamenti comunitari diventeranno, dunque, non solo importanti per le linee guida economiche dei paesi membri, ma anche cartina di tornasole del clima tra i vertici dell’Ue e palazzo Chigi.
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