Il giorno della consacrazione anche aritmetica è giunto: la Juventus, battendo 1-0 il Palermo tra le mura amiche, ha conquistato il suo 29° scudetto (31° per i sostenitori della Vecchia Signora, come ribadito su drappi, vessilli, teloni e quant’altro di cui era adornato lo Juventus Stadium). La festa annunciata da tempo ha preso, così, il via con celebrazioni, cori, le immancabili invasioni di campo e i caroselli di auto nel centro di Torino. La partita con il Palermo, per il resto, non verrà ricordata come una gara dai contenuti memorabili. Molta, troppa la tensione fra i 22 protagonisti, data la posta in palio: anche i rosanero si giocavano una fetta consistente delle proprie speranze di salvezza.
Match deciso da un’ingenuità di Donati, punita in modo anche eccessivamente fiscale dall’arbitro, Romeo di Verona, e trasformato da Vidal, riscopertosi cecchino infallibile dagli undici metri per il tripudio della tifoseria bianconera. Polemiche arbitrali a parte, e Zamparini ha speso parole di fuoco sulla direzione del match che potrebbe aver orientato la lotta-salvezza, si è trattato di uno scudetto meritatissimo, giunto al termine di una stagione che la Juve ha dominato in lungo e in largo e che nessun episodio arbitrale può macchiare. Evidente la superiorità degli uomini di Conte, pur senza il tanto inseguito top player (si era cercato invano Van Persie durante l’estate). Ma, in fondo, la forza della Juve è proprio questa: ogni giocatore della rosa è, a suo modo, un top player. Non sembra, ragioni di bilancio a parte, una rosa che necessiti di peraltro non molto graditi cavalli di ritorno come Ibra il giramondo. Un attacco che può alternare con efficacia Vucinic, Matri, Quagliarella, Giovinco, pur non essendoci la punta da oltre venti gol stagionali, farebbe la felicità di qualsiasi tecnico. Un centrocampo che, sotto la sapiente regia di Pirlo, può annoverare splendidi incursori come Marchisio e Vidal, senza contare il supporto sulla fascia dell’ex laziale Lichtsteiner e la scoperta di un potenziale fuoriclasse quale Pogba. In difesa, davanti al totem Buffon, non solo Chiellini, ma anche Bonucci e il sottovalutatissimo Barzagli. Una squadra solida, senza punti deboli. Manca ancora quella continuità di gioco per raggiungere i vertici continentali ma se il termine di paragone deve essere il Bayern di quest’anno, allora sono in molti a dover arrossire al cospetto della macchina da guerra bavarese.
Il Barcellona, per dirne una, ha fatto molto peggio dei bianconeri, rivalutandone indirettamente le prestazioni offerte nei quarti. Un campionato che la Juve ha sempre avuto in controllo, senza brillare particolarmente nella fase iniziale, ma poi gestito in un crescendo rossiniano inarrivabile per tutte le presunte, pretese rivali. L’esercizio più tentato è stato, infatti, quello di individuare, ogni volta, la cosiddetta “antiJuve”. Ma non ce ne potevano essere.
Non poteva esserlo l’Inter, rimasta al ricordo della notte di gloria a Torino con un 3-1 buono per gonfiare il petto, troppo episodico per nascondere la verità. Non poteva esserlo la Lazio, giunta a gennaio a due sole lunghezze dalla capolista, per manifesta ristrettezza della rosa e consueta incapacità di intervenire sul mercato quando il gioco si fa duro. Non poteva esserlo neanche il Napoli, anch’esso alle prese con ricambi non all’altezza dei titolari e troppo dipendente dalla condizione di un solo elemento, pur straordinario (e il “matador” anche ieri ha voluto ricordarcelo con una ciclonica tripletta all’Inter). I momenti chiave del film-scudetto potrebbero essere non più di tre, concentrati a marzo, mese decisivo: prima l’uscita indenne dallo scontro diretto del San Paolo, poi il successo all’ultimo assalto con il Catania (Giaccherini al 94’) mentre il Napoli le prendeva dal Chievo, poi lo sgarbo restituito ai nerazzurri, violando 2-1 San Siro.
La strada ora è segnata. Resta da vedere se ancora sotto la guida di Conte.
Ieri, anche nelle prime interviste da campione d’Italia, il tecnico pugliese ha voluto ribadire che, se umanamente, lui sarebbe felicissimo di restare, non vuole ancora anticipare nulla. Ne parlerà con la i vertici societari. Il motivo è chiaro: Conte vuole tentare l’assalto all’Europa che conta non da comprimario e per questo chiederà delle garanzie tecniche di assoluto livello internazionale. Per ora, si limita a… scrivere. “Solo chi vince può scrivere la storia. Gli altri, magari, potranno leggerla”, questo il suo saluto al termine della conferenza stampa nel prepartita. Per l’Italia antijuventina si profila un futuro prossimo di sudate carte, quindi.
Nella Capitale, intanto, in attesa del derby che varrà una stagione, finalmente sorrisi. La Roma, impegnata nell’anticipo di sabato nell’insidiosissima trasferta di Firenze, ha voluto regalare l’ennesima delusione stagionale al suo ex “aeroplanino”, infliggendole la terza sconfitta su tre in stagione. Partita che, va detto con grande chiarezza, la Fiorentina, dopo un primo tempo equilibrato (ma un palo su sberla di Jovetic), ha letteralmente dominato nella ripresa, dove anche il subentrato Goicoechea (toh, chi si rivede) ha voluto emulare il collega Lobont, affidandosi al legno che ha respinto l’avvelenato dardo dell’ex Pizarro. Ironia della sorte, nella partita dei tanti ex giallorossi in viola ( Pizarro, Aquilani, ma anche Montella e Pradè), è stato invece un ex gigliato, Osvaldo, a deciderla con un perentario stacco aereo su corner in pieno recupero. Partita bruttina, quella della Roma che, però, ha dimostrato grande capacità di soffrire ed esce dal Franchi con tre punti pesantissimi in ottica Europa League (senza dover attendere la finale di Coppa) che le consentono di tenere a distanza l’arrembante Udinese e di mettere nel mirino proprio gli uomini di Montella. Uscito dal campo molto deluso e ancor più arrabbiato per un arbitraggio veramente discutibile. Non a torto. Sullo 0-0, a poco più di dieci minuti dal termine, Mazzoleni ( che già aveva inanellato topiche in serie nel derby di ritorno), non vedeva un netto braccio di De Rossi in area: sarebbe stato rigore ed espulsione per “Capitan Futuro” ( per il resto, ottimo), già ammonito.
Domenica all’Olimpico, invece, la Lazio ha deciso che il modo migliore per rompere il digiuno di gol e vittorie fosse quello di anticipare di una settimana esatta gli Internazionali d’Italia di tennis. 6-0 ad un Bologna francamente imbarazzante con testa in vacanza e gambe nelle docce. Nella squadra biancoceleste, schierata con un inedito 4-4-2, un mattatore assoluto: Miro Klose, autore di una cinquina di gol. (Così come Roberto Pruzzo in un Roma-Avellino del campionato 1985/86 – e in compagnia di altri “mostri sacri” come Meazza, Gabetto, Angelillo e Hamrin- ad una sola segnatura di distanza dal record assoluto di sei reti in una singola gara che resta appannaggio di Silvio Piola e Omar Sivori). Finalmente, dopo tante riapparizioni piuttosto opache, il bomber tedesco sembra aver ritrovato la miglior condizione, oltre ad una rete che non gonfiava da Lazio-Inter 1-0 del 15 dicembre e proprio alla vigilia dell’interessante ritorno di San Siro con i nerazzurri previsto per il turno infrasettimanale di mercoledì. Un ottimo segnale, in vista della “disfida” del 26. La rete più bella, però, non ce ne voglia il “kaiser”, l’ha messa a segno Hernanes con un destro a giro da distanza siderale che, dopo aver accarezzato la traversa, moriva alle spalle di un esterrefatto Stojanovic. Una perla, la più splendente tra le tante messe in mostra domenica ( chiedere a Di Natale e Borriello).
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy