L'arbitro di Juve-Roma, Gianluca Rocchi
Sono trascorsi più di 33 anni da quello Juve-Roma 0-0 che risultò decisivo per l’assegnazione dello scudetto 1980/81 che, in un certo senso, passò alla storia come la “madre” dell’aspra rivalità sportiva che divide bianconeri e giallorossi. All’epoca a far discutere fu il famoso gol di Turone annullato dall’arbitro Bergamo. Questione di centimetri, si disse. Probabilmente, qualcosa in più. Nel senso della regolarità della rete romanista. Il presidente della Roma, Dino Viola, reclamò la regolarità della segnatura, quello juventino, Giampiero Boniperti, per tutta risposta, fece recapitare al collega un righello. Polemica chiusa. Almeno tra le due società. Altri tempi.
Il gol “fantasma” di Turone
Stavolta, il big match di Torino si è chiuso con tanto di rissa in campo condita da un’espulsione per parte (Morata e Manolas) e un clima non proprio amichevole sugli spalti.
Motivo di tanta elettricità l’arbitraggio del signor Rocchi, capace di oscurare la pregevole rete decisiva di Bonucci, siglata all’86’. Prima, durante e dopo un campionario di decisioni al limite che hanno fatto e faranno discutere tifosi e moviolisti sino al termine del campionato. Compito non invidiabile, quello del fischietto fiorentino, ma, del resto, si è arbitri di serie A anche per fronteggiare situazioni estreme come quelle succedutesi allo Juventus Stadium. E Rocchi non si è dimostrato all’altezza.
Il contatto su Marchisio
Nel primo tempo è la Juve a premere con maggior convinzione e a sfiorare la segnatura con un tiro cross di Pogba e un diagonale a lato di Marchisio, il tutto illuminato dalla sapiente regia del rientrante ( a sorpresa) Andrea Pirlo. La Roma approccia male la gara, poco dinamica e, soprattutto, imprecisa in mezzo al campo (soprattutto con un Nainggolan ai minimi stagionali) e costretta, dietro, a prestare il fianco alle scorribande di un Tèvez con l’argento vivo addosso. Il solo Keita, encomiabile nel far diga davanti alla difesa, canta e porta la croce. Fin qui i rilievi tecnici. Per il resto, la scena è monopolizzata da Rocchi. Già all’11’ è la Juve a reclamare un rigore per un contatto di Holebas su Marchisio in area giallorossa. Per l’arbitro toscano è tutto regolare. E gli animi cominciano a surriscaldarsi.
Il gomito di Maicon
Nulla in confronto a ciò che sarebbe accaduto al 26′ quando una punizione di Pirlo viene bloccata in barriera da Maicon. Con il gomito. Dentro o fuori area? Neanche il replay chiarisce definitivamente. Rocchi inizialmente valuta l’impatto fuori area, ma dopo un conciliabolo con il guardalinee cambia idea e assegna il penalty che Tèvez insacca per l’1-0 Juve. In realtà, al di là della posizione del brasiliano, l’impressione è che il braccio sia a protezione del volto e che il pallone non sarebbe mai passato, il volume corporeo non aumenta. Garcia non ci sta e mima un polemico gesto del violino. Rocchi non gradisce la performance “canora” e caccia il tecnico.
Rudi Garcia “violinista”
L’impatto Pjanic-Pogba
Una manciata di minuti dopo, le parti s’invertono: punizione per la Roma calciata da Pjanic e, in piena area bianconera, Lichtsteiner e Totti vanno giù, abbracciati. Per il fischietto è l’esterno elvetico a cinturare il capitano romanista e concede, anche in questo caso, la massima punizione che Totti si incarica di trasformare per l’1-1 (decima rete in carriera, per Totti, a Madama). In casi del genere, si tende a considerare reciproche le scorrettezze e si lascia giocare o, al più, a fischiare punizione a favore della squadra difendente.
La Juve accusa il colpo e sbanda e al 44′ la Roma è brava ad approfittare della scarsa reattività della difesa bianconera con Gervinho che trova la profondità per il taglio di Iturbe (Chiellini lo marca solo con lo sguardo…) per l’1-2. Premiato il coraggio di Garcia che ha rischiato l’argentino nel tridente dal primo minuto quando i più si aspettavano una più prudente soluzione-Florenzi. Subito dopo, complice un infortunio di Càceres (verrà rilevato da Ogbonna), Gervinho se ne va solo soletto ma si divora l’1-3 che avrebbe messo una bella ipoteca sul match.
In pieno recupero, ennesimo fattaccio, stavolta in area (?) giallorossa: Pjanic colpisce con la suola della scarpa la caviglia di Pogba. Per Rocchi è ancora rigore. Anche la moviola non chiarisce del tutto, ma un fermo immagine mostra il frame chiave: al momento del contatto il piede destro del francese pesta la riga che è parte integrante dell’area. Però, i tacchetti di Pjanic impattano non sul piede dello juventino, bensì sulla caviglia. Che, sia pur di pochissimo, è fuori. Sarebbe stata punizione dal limite destro dell’area bianconera.
Nella ripresa, la Roma prende con maggior decisione il possesso del pallone, ma la precisione è ancora lontana dalle altre uscite stagionali dei capitolini: ne approfitta, solo parzialmente, la Juve che ha il torto di affondare le ripartenze sul lato “forte” della difesa ospite, quello di Manolas, insuperabile come spesso accadutigli sin qui. Pogba si allunga un pallone d’oro davanti a Skorupski, mentre Pjanic sciupa un invito al bacio di Gervinho.
L’ingresso di Morata per uno spento (e malservito) Llorente ravviva l’attacco degli uomini di Allegri e il giovane spagnolo è bravissimo a svettare di testa su Manolas (unico duello perso dal greco in 90 minuti) che coglie l’incrocio dei pali.
Il cono visivo di Skorupski sul tiro di Bonucci
La gara rimane vibrante con la Juve più convinta nel cercare la posta piena ma il pari sembra scritto. Sembra, però, non equivale a è. Infatti, a quattro minuti dal termine Bonucci, appostato al limite dell’area, indovina una fantastica botta al volo per il 3-2. Nessuno, Skorupski in primis, protesta ma anche qui le immagini mostrano un chiaro offside di Vidal, subentrato ad un esausto Pirlo. Il cileno è davanti al portiere. Ora, secondo secondo le nuove disposizioni Fifa, non conta il fatto che Vidal sia nel campo visivo del portiere. Importa solo che l’estremo difensore abbia visto partire la sfera e che non vi siano giocatori avversari in posizione irregolare sulla traiettoria del tiro. Può sembrare cervellotico ma è così. Per Rocchi, le due condizioni sono soddisfatte per cui rete convalidata. Qui, però una domanda sorge spontanea: com’è possibile considerare un giocatore che è nel campo visivo di un portiere anche estraneo alla traiettoria del pallone? Qui, Rocchi, sinceramente, c’entra poco. E sul problema del fuorigioco attivo-passivo (come visto nel derby genovese di domenica scorsa) è bene che la Fifa prenda una posizione netta perchè rischia di diventare un tormentone dell’intera annata.
La gioia rabbiosa di Leonardo Bonucci
A questo punto, i nervi già surriscaldati saltano del tutto e si assiste al triste siparietto del duello rusticano tra Morata e Manolas, entrambi cacciati anzitempo e alla susseguente rissa generalizzata.
La rissa dopo le espulsioni di Manolas e Morata
Un pessimo finale per una bella partita, non a torto definita da più parti come una sorta di “finale d’andata” del campionato, il cui protagonista assoluto, purtroppo, non è stato alcuno dei 22 giocatori in campo.
Il sarcasmo delle dichiarazioni post gara di Totti (“La Juve dovrebbe giocare un campionato a parte. Se c’è, si lotta solo per il secondo posto. Da sempre. Noi siamo competitivi ma quando giochiamo contro di loro succede sempre qualcosa“) e di Garcia (“Si vede che a Torino l’area di rigore è di 17 metri…“) rendono l’idea del clima velenoso che, con ogni probabilità, accompagnerà le due pretendenti al titolo sino alla stretta finale. In ogni caso, e per qualunque squadra si faccia il tifo, rimane pienamente condivisibile l’appello del tecnico francese a introdurre la moviola in campo.
Djordjevic in gol anche contro il Sassuolo
Quanto all’altro campionato, quello delle squadre “normali”, c’è da registrare il secondo successo consecutivo, pur sofferto, della Lazio che ha replicato il 3-2 della scorsa stagione al Sassuolo (fu la partita in cui divampò la protesta del tifo biancoceleste nei confronti di Lotito al grido di “Libera la Lazio“), così come la seconda vittoria di fila per il Napoli, un 2-1 in rimonta sul Torino, utile anche ad allentare un pò la pressione su Benitez. Mentre le nubi in casa Inter si fanno più dense che mai dopo la seconda figuraccia di fila, un pesante 3-0 rimediato a Firenze. Prosegue la favola della sorprendente Sampdoria targata Ferrero che, grazie all’1-0 sull’Atalanta, è ora sola al terzo posto, complice anche la battuta d’arresto patita dall’Udinese, raggiunta in extremis dal Cesena.
Ora il campionato si ferma per lasciare spazio alla nazionale. La speranza è che questa pausa serva a svelenire il clima. La sensazione è che questa sia una chimera.
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