Non regge la fragile tregua annunciata ieri dalle autorita’ ucraine. Nel centro di Kiev e’ guerriglia tra manifestanti e polizia con lanci di molotov e colpi d’ arma da fuoco. Solo da stamani, secondo il responsabile del centro di assistenza medica ai manifestanti, sono morte 100 persone, mentre i feriti sono circa 500. Una vera e propria strage ridimensionata dal governo di Kiev, che parla di 67 morti da martedi’ scorso, di cui 39 solo oggi. La polizia ucraina ha ammesso di aver utilizzato armi da fuoco contro i manifestanti a Kiev per “legittima difesa”. E la situazione e’ destinata a precipitare ulteriormente perche’, come confermato dal ministero dell’ Interno, 67 poliziotti sono stati sequestrati dai rivoltosi. “Ricorreremo a tutti i mezzi legali per liberarli, compreso l’ uso delle armi”, si legge in un comunicato. Nella capitale ucraina la situazione e’ fuori controllo: la polizia ha invitato i residenti a non uscire di casa. “E’ meglio limitare l’uso delle auto e stare semplicemente a casa. Queste misure di sicurezza sono necessarie perche’ le strade di Kiev sono occupate da persone armate e aggressive”, ha sottolineato il ministro dell’Interno.
Intanto prosegue il tentativo di mediazione Ue: i tre ministri degli Esteri di Germania, Francia e Polonia) stanno incontrando sia il governo che l’opposizione. A loro si e’ aggiunto un emissario russo, inviato dal presidente Vladimir Putin su richiesta del collega ucraino Viktor Yanukovic. I tre leader dell’ opposizione hanno accusato il presidente filo-russo di aver “pianificato provocazioni” per innescare gli scontri, mentre Mosca ha puntato il dito contro “estremisti” che vogliono provocare una “guerra civile” nel Paese. La Casa Bianca si e’ detta “indignata”, dal fatto che le forze ucraine stiano sparando sulla folla dei manifestanti e ha chiesto al presidente Viktor Yanukovich, “il loro immediato ritiro delle forze di sicurezza dal centro di Kiev”, per il rispetto del, “diritto a pacifiche proteste”. La presidenza Usa ha anche chiesto che si inizi un “dialogo significativo”, per, “rispondere alle lamentele del popolo ucraino”. Almeno 20 atleti ucraini presenti a Sochi per partecipare ai Giochi olimpici stanno rientrando nel proprio Paese. Secondo quanto riferisce su Twitter Richard Conway della Bbc, alcuni, come la sciatrice Bogdana Matsotska e il suo allenatore, il padre Oleg Matsotskiy, lo hanno deciso “in segno di protesta contro le azioni banditesche verso i manifestanti”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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