“Non è mia intenzione esprimere valutazioni per la campagna contro la mia famiglia e contro il governo”. Anzi. “Sono orgogliosa di far parte di un governo che esprime un concetto molto semplice: chi sbaglia deve pagare, chiunque sia, senza differenze e favoritismi. Se mio padre ha sbagliato deve pagare. Non c’è spazio per doppie misure e favoritismi”.
Così Maria Elena Boschi durante la sua relazione prima dell’esame della mozione di sfiducia depositata dal Movimento 5 Stelle. Una sfiducia che la Camera ha poi respinto con 373 voti contrari a fronte di 129 si.
È una replica forse un po’ verbosa, quella del Ministro, che punta la sua difesa su “invidia e chiacchiericci” che il suo ruolo istituzionale potrebbe suscitare.
“Bugie, denigrazioni, fanno parte delle regole del gioco – ha affermato – Fare il ministro a 34 anni forse attira invidia, ma invidia e maldicenze non mi fanno paura”. E non le fanno paura nemmeno quelle che possono circolare sulla sua famiglia, la cui storia “è semplice, umile e forte. Non mi arrabbio per le maldicenze che ho sentito raccontare in questi giorni. Ma se avrò la fortuna di essere madre spero che i miei figli siano orgogliosi di me come io lo sono di mio padre”.
E proprio sul ruolo avuto dal padre in Banca Etruria, Boschi ricorda che “è stato commissariato e sanzionato. Non c’è nessun favoritismo nella nostra Italia” né, tantomeno, ci sono state misure che “hanno favorito me o la mia famiglia”.
Il ministro ha ricordato che la sua famiglia possedeva poche migliaia di azioni che oggi valgono zero.
“Io posseggo, anzi possedevo, 1.557 azioni di Banca Etruria, per un valore totale di 1500 euro. Oggi equivalgono zero e sono carta straccia. Anche altri in famiglia hanno piccoli pacchetti. Mio padre possedeva 7.550 azioni”.
“Trovo suggestivo – ha sottolineato – sentire che con un pacchetto di 1.557 azioni io fossi la proprietaria della Banca o che lo fosse la mia famiglia. Dire che la Banca Etruria è la banca della famiglia Boschi è suggestivo, ma non corrisponde a verità”.
“Né io, né la mia famiglia – spiega ancora – abbiamo acquistato o venduto azioni da quando io sono stata al governo, nessun plusvalore può essere stato realizzato” e per fugare ogni dubbio Boschi ha invitato a “immaginare che ci siano state azioni”
“Prima del decreto il valore era sceso causando una minusvalenza. A seguito del decreto c’è stato un rialzo titoli che ha ridotto di 369 euro la minusvalenza. Ammesso che avessi venduto azioni, ma non lo ho fatto, il grande conflitto di interesse di cui stiamo parlando al Paese sono 369 euro. Analogo ragionamento vale per il pacchetto azionario della mia famiglia: ci sarebbe stato un conflitto di interessi per 2300 euro”.
“La Boschi ha un conflitto di interessi grande non come una casa, ma come una banca, tutelata dall’intervento del governo”. La replica, dura, arriva dal deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista.
“Lei è il punto d’intermediazione tra la Banca e suo padre, non ci interessa il quantitativo ma la problematica politica. Un ministro deve essere al di sopra di ogni sospetto e lei non lo è. Il fatto che non fosse presente ai consigli dei ministri dove sono stati assunti provvedimenti in materia di banche avvalora il suo conflitto d’interessi e non la protegge”. Anzi, Di Battista rincara la dose ricordando che “il dottor Boschi è stato nominato vice presidente un mese dopo che la figlia è diventata ministro pensate di prendere in giro il Paese con il vostro doppiogiochismo”.
“Partiti e banche sono la stessa cosa –ha proseguito nel suo intervento Di Battista – come le banche piazzano titoli tossici i partiti, a cominciare dal Pd passano provvedimenti tossici” utilizzando “la compiacenza di parte della stampa che non ha minimamente buttato fango sulla Boschi, come avrebbe fatto se al suo posto ci fossero state la Polverini o la Gelmini o la Carfagna, ministre del governo Berlusconi”.
In quel caso “sarebbero insorti tutti”. “Oggi lo ha fatto solo un intellettuale, Saviano, sentendosi rispondere da voi che lo ha fatto per vendere più libri. Ipocriti”.
“Non mi esprimo sul voto ma mi pare evidente quello che è avvenuto e trovo non molto coerente l’atteggiamento di chi in passato verso altri ministri in casi simili ha esplicitamente chiesto le dimissioni”, ha dichiarato il numero uno della Fiom, Maurizio Landini, a margine di un convegno a Milano.
“Non c’ero mica io a Ballarò quando sul caso Cancellieri la Boschi dichiarò che secondo lei era utile che il ministro si dimettesse –per il presunto coinvolgimento nel caso Fonsai, ndr.- Trovo che la coerenza sia una qualità nelle persone”.
In Aula anche la voce dell’ex ministro Lupi che, esprimendo contrarietà alla mozione di sfiducia, ricorda che “tra la vicenda di Maria Elena Boschi e la mia c’è un dato comune: non avevo fatto assolutamente nulla io come non ha fatto nulla Boschi”.
La decisione di rimettere il proprio mandato di ministro “fu una considerazione personale riguardo alla mia concezione di politica e responsabilità”.
“Non si rinuncia, malgrado si faccia politica ad essere persone – ha spiegato Lupi – del resto, se Renzi mi avesse chiesto le dimissioni per un fatto da me non commesso, proprio per quella ragione non mi sarei dimesso”.
Intanto, resta un fatto che le valutazioni di Banca d’Italia sull’operato di Banca Etruria fossero completamente sfavorevoli.
La Repubblica, infatti, ha pubblicato stralci del documento redatto al termine dell’ispezione condotta nell’istituto di credito aretino. In quattordici pagine di analisi si parla di “fidejussioni del tutto inefficaci nel 91 per cento dei casi ai fini del recupero, anche a causa della mancanza di monitoraggio sui beni degli stessi”, strutture che “non erano adeguate a fronteggiare l’imponente crescita delle partite anomale” e che “tali insufficienti risultati riflettono anche il contenuto impiego di personale per la gestione del credito deteriorato, pari a 19 unità”.
E nello stesso documento Banca d’Italia propone sanzioni, tra gli altri, verso l’ex presidente, Giuseppe Fornasari, e verso il cda poi commissariato.
Bankitalia, secondo Repubblica, chiederebbe sanzioni anche per Boschi padre, viste le “carenze nel governo, gestione e controllo dei rischi e connessi riflessi sulla situazione patrimoniale” e per le “politiche e prassi di remunerazione e incentivazione nelle banche e nei gruppi bancari”.
Dopo tante parole, un chiarimento squisitamente tecnico. Forse fuori tempo, ma certamente utile a centrare la questione, che in ogni caso va ben oltre l’agone politico e le levate di scudi.
Anche perché, ad oggi, per quanto si parli di tutela degli investitori, per la definizione della risoluzione dei contenziosi si dovrà attendere il 2016, così come bisognerà vedere quale sarà il processo di vendita degli istituti per capire – se non il ‘se’- quantomeno il ‘quando’ gli obbligazionisti potranno riavere in mano i propri beni e in quale percentuale rispetto all’investimento iniziale.
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