La Chiesa è preoccupata per “la sordità dei responsabili della cosa pubblica nei confronti delle politiche fiscali” che si preoccupino della famiglia. E, soprattutto, “pensa che bisogna guardare con più realismo alle persone che non hanno lavoro e che cercano lavoro”. Il dibattito su ‘art.18 si’, art.18 no è meno centrale e io vi vedo troppe bandiere che sventolano”.
Lo ha detto oggi il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, rispondendo alle domande dei giornalisti – nella conferenza stampa conclusiva del consiglio episcopale permanente. Il messaggio è diretto al presidente del Consiglio:
“Basta slogan, Renzi ridisegni l’agenda politica”.
Un’ondata di gelo ha soffiato oggi dal Vaticano in direzione di Renzi. Non ce l’ha con lui monsignor Galantino, lo precisa: “E’ giovane, è simpatico, ma il rischio è che sempre di più da noi valgano gli slogan e non i ragionamenti”. Il riferimento del segretario generale della Cei è senz’altro a quel “per tornare a fare l’Italia siamo pronti, se servirà, a fare battaglie in Parlamento e a sfidare i poteri forti” che Matteo Renzi ha lanciato da New York alla comunità italiana, nel corso di un ricevimento al consolato. “Se si vuole restare a galla si deve correre”, ha avvertito sempre Renzi, “stando fermi si cade”. Ed ha consigliato anche di “non rassegnarsi alla rassegnazione”, annunciando per il lavoro “una riforma fatta bene che sarà degna di questo nome”.
Ma anche la Chiesa, appunto, è stanca di slogan e delle “troppe bandiere che sventolano”, dice ancora mons. Galantino, sull’articolo 18 e sul mercato del lavoro. E confessa di essere “sempre preoccupato quando alcuni temi decisivi vengono posti sul piano dello scontro”, perché “la categoria del contro è sterile” e “alla fine ci saranno morti da una parte e dall’altra” mentre vengono adottate “soluzioni a mezz’aria”.
“Non partecipiamo – ha concluso Galantino – all’identikit di Matteo Renzi. Ma noi vescovi diamo già un giudizio quando diciamo che la famiglia non ci pare messa al centro della politica italiana, e accanto alla famiglia ci mettiamo anche la scuola“. E a proposito di quest’ultimo tema: “La scuola richiede un intervento che non può essere quello che il governo sta mettendo in campo. Non ci si deve ridurre solo agli slogan, la scuola e la formazione sono ormai ridotte a una specie di bancomat pret a porter, quando servono i soldi si sa dove prenderli”.
Immediata la replica della maggioranza per bocca di Lorenzo Guerini, vice segretario del Partito Democratico:
“Accogliamo sempre come utili sollecitazioni le parole di chi ha a cuore il futuro dell’Italia, così come quelle che oggi il Consiglio permanente della Cei, con un importante appello, ha rivolto a tutti gli attori politici. Conosciamo bene le difficoltà e le sofferenze di tanti lavoratori e di tante famiglie. Fin dall’inizio il governo ha orientato tutta la sua azione per dare un po’ di respiro a chi, più di altri, ha subito gli effetti della crisi, varando la più grande redistribuzione di risorse degli ultimi anni che ha coinvolto oltre undici milioni di lavoratori. Non è una questione solo economica ma prima di tutto di giustizia sociale”. “Così è per la riforma del lavoro che, fuori da polemiche ideologiche, estende tutele e diritti a chi fino ad oggi non li ha avuti e incentiva le imprese ad assumere – precisa Guerini -. Allo stesso tempo questo è il primo governo che affronta un cambiamento strutturale della scuola coinvolgendo tutti i soggetti protagonisti che possono ora contribuire al miglioramento della riforma. Di fronte a misure reali sorprendono quindi i commenti di chi, al governo del Paese per vent’anni, non ha saputo rispondere ad una sola di queste emergenze con politiche sociali adeguate. Al contrario del governo che sta lavorando per rispondere con i fatti”.
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