“La Chiesa deve dialogare con lui”. Dove quel ‘lui’ deve essere sostituito col nome di Matteo Salvini, mentre l’esortazione al dialogo arriva dal porporato Camillo Ruini.
E’ stata un’idea del giornalista Aldo Cazzullo, del Corriere della Sera, intercettare il pensiero di una personalità religiosa di rilievo come il cardinale e arcivescovo Ruini – già presidente della Cei nonché vicario del papa per la diocesi di Roma per ben 17 anni, oggi presidente della Commissione internazionale di inchiesta su Međugorje – per avere un’analisi dell’attuale situazione politica del Paese. Un’analisi di alto e di altro calibro, verrebbe da dire fuori dal coro, rispetto ad esempio ad un padre Zanotelli, missionario comboniano, che mette in guardia da chi (Salvini) “esprime un’estrema destra di cui bisognerebbe solo avere paura”, avvertendo anche che dietro al suo comportamento e alle sue parole “c’è una macchina da guerra infernale”.
La situazione politica attuale è confusa, lo sappiamo bene. Stando agli ultimi sondaggi (Antonio Noto, IPR Marketing), il governo giallo rosso ha un saldo negativo – solo il Pd ha perso il 5, M5S il 3,5 e Leu l’1 per cento a fronte di Italia Viva che ha aggregato il 6% (dal computo rimane fuori un 3,5 che è possibile se lo intesti la Lega o altra sigla della coalizione di centrodestra). Matteo Salvini, vuoi perché parla in maniera semplice e diretta, vuoi perché i suoi argomenti sono quelli che stanno a cuore a chi li ascolta, continua a crescere nei consensi. Una crescita che fa sempre più paura. Fa paura persino quando bacia il crocifisso. E fa paura proprio a quella Chiesa che ha discusso persino con i comunisti – è storia: la figlia di Nikita Kuscev fu accolta da papa Giovanni XXII nel 1963 – pur pendendo su di loro una scomunica dal 1 luglio del 1949. Ma che con lui e con la Lega si rifiuta. Atteggiamento, questo, che ha prodotto un certo disorientamento e scontento tra il popolo di Dio.
La discussione è così accesa che all’intervista al cardinale Ruini ieri, fanno seguito le dichiarazioni di monsignor Domenico Mogavero (sul Corriere della Sera oggi). Il vescovo di Mazara del Vallo è stato anche lui alla Cei ed ha criticato le posizioni di Salvini contro gli sbarchi. Pur ritenendo “non sia facile dialogare con lui”, oggi lo incontrerebbe volentieri anche se, dice, “non lascia margini di confronto”, nel senso che “o sei con lui o contro”. Ne è convinto mons. Moavero, che fa anche un distinguo tra il popolo cattolico e quello dalla parte di Salvini che “si professa tale, ma non lo è”. Brandire croci e rosari secondo il vescovo è solo “una scelta strategica”. E, a riprova della sua tesi, mons. Mogavero precisa che in nessun Vangelo è scritto “rimandiamoli a casa”, “aiutiamoli là”, o “prima gli italiani”. Mentre è ben chiara “sempre la difesa degli ultimi”.
In un certo senso l’intervista del vescovo di Mazara sembra voler ‘correggere il tiro’ rispetto all’apertura del cardinale Ruini che riguardo al bacio al rosario si è dichiarato possibilista: non una strumentalizzazione quanto “una sfida al politicamente corretto”. Un’apertura dettata più che dal realismo politico da una onestà intellettuale che non è scontata in ogni uomo di chiesa, che Salvini ha accolto con grande favore, commentando su Twitter: “E’ la voce di quella parte di Chiesa che chiede il dialogo persino con la Lega e con Salvini, perché dal punto di vista dei valori noi non molleremo mai”.
A.B.
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