I crociati imponevano alle mogli la cintura di castità? Niente affatto. Le cinture di castità sono un’invenzione dell’800. Ma la loro storia rimane molto interessante. E conturbante.
L’immagine del cavaliere che parte per le Crociate lasciando l’amata sotto la protezione di una fascia metallica flessibile che copre i genitali ma non è asportabile a causa di un lucchetto che la chiude, è un falso storico. Questo è l’argomento della mostra “Storie segrete della cintura di castità. Mito e realtà” allestita a Budapest (Ungheria).
Aperta ai maggiori di 16 anni, l’esposizione conta venti esemplari di cinture e altro materiale per spiegare questo mito nato durante l’Illuminismo e come si è evoluto. Tra lucchetti e denti di metallo la domanda dei visitatori è: come si poteva sopravvivere a questi strumenti?
Katalin Végh, vicedirettrice del museo, spiega che fino agli Anni 90, sia nella cultura popolare sia negli studi scientifici, si pensava ancora che venissero usate per garantire la fedeltà delle mogli durante le Crociate dei mariti. Basta osservarle per capire come possano essere fonte di ferite e infezioni e abbiano serrature relativamente facili da aprire. Con l’arrivo del nuovo millennio gli studi si sono soffermati sui materiali scoprendo che questi oggetti erano tutti falsi del XIX secolo. L’idea di astinenza sessuale è certamente antichissima e lo stesso termine latino cingulum castitatis (traducibile appunto come cintura di castità) compare, a partire dal VI secolo, in alcuni testi di Papa Gregorio Magno, Alcuino di York, San Bernardo di Chiaravalle, fino a Giovanni Boccaccio. Ma in tutti questi casi è inteso come un simbolo di purezza teologica, non certo come un oggetto di dissuasione erotica.
Le prime cinture di castità “vere” sono quelle finite nei musei intorno al 1840. Al Museo d’arte medievale di Cluny a Parigi, per esempio, fino a poco tempo fa si poteva ammirare una cintura che si diceva fosse appartenuta alla regina di Francia Caterina de’ Medici (1519-1589). Fu solo nel 1990 che i responsabili del Museo si accorsero che si trattava di un falso risalente al XIX secolo.
Il mito della cintura di castità risale al tempo dei Romani in cui si parlava di nastri e corde ma erano intesi come simboli di castità o verginità, non oggetti reali. Partendo da questo ragionamento alcuni studiosi sono arrivati alla conclusione che anche nel Medioevo (compresi nei testi di Boccaccio e Rabelais) le cinture di castità avevano un chiaro significato simbolico. Sul finire del XIX secolo la masturbazione era vista come un peccato ed ecco che le cinture di castità divennero realtà e un rimedio. Ci sono brevetti di inizio ’900 che spiegano l’utilità di questi strumenti per evitare che i giovani si masturbassero. Queste cinture “moderne”, in cui il cuoio ha sostituito il metallo, vennero anche utilizzate per proteggere le donne dalle violenze sessuali in un periodo nel quale iniziavano ad affacciarsi a mondi ritenuti fino ad allora solo maschili come le fabbriche.
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