"L'Hermine" de Christian Vincent
In queste settimane un buon numero di film italiani continua ad uscire nelle sale: da Perfetti sconosciuti di Genovese a Forever youg di Brizzi, passando per Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainetti, ce n’è per tutti i generi e di ogni qualità. Il prossimo 17 marzo sarà invece la volta di un prodotto tutto francese, La corte di Christian Vincent, vincitore del Leone d’oro per la migliore sceneggiatura all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Fabrice Luchini, attore protagonista del film grazie al quale ha vinto la Coppa Volpi, non ha però dubbi: un tempo, dagli anni ‘60 in poi, la cinematografia italiana era tra le principali al mondo.
Italia o Francia? Quale dei due produce film migliori? Luchini, che ne La corte interpreta il ruolo di giudice, un presidente di corte d’assise molto temuto e un po’ scostante, emette la sua sentenza: negli anni ’70 e ’80 il cinema italiano era alla stessa altezza del cinema di Hitchcock e gli Italiani esprimevano la propria genialità attraverso questa forma d’arte proprio come avevano fatto i Francesi con la Nouvelle vague.
Eppure lo scorso anno a Venezia ha vinto lui, attore francese, e la sceneggiatura di un film, La corte appunto, che fa eco alla letteratura di Simenon e richiama il teatro francese del diciassettesimo secolo. “In Francia –spiega così Luchini- si producono ogni anno circa trecento film, ma questo non significa che ci siano trecento persone che hanno qualcosa di appassionante da dire, che hanno intelligenza o genialità, che abbiano un vissuto o un’ispirazione. Tutto dipende da come viene considerato il cinema: esiste un mercato e dunque vengono prodotti tutti questi film”. “Il genio del cinema italiano non è paragonabile a quello francese” aggiunge infine Luchini.
In questa trasferta romana Luchini ha presentato La corte prima di tutto al cinema Sacher di Roma ed ha avuto modo di conoscere Nanni Moretti; tra loro non sembra essere nata una grande amicizia, ma Luchini pare condividere a pieno il punto di vista del regista italiano: secondo lui dagli anni ’90 in poi l’orrore prodotto dalle televisioni private ha generato un degrado quasi istantaneo dal quale la Francia si è tutelata, ma che ha devastato il cinema italiano e ha messo in ombra grandi autori come Scola, Fellini, Visconti. E così in sintesi nel 2015 mentre Moretti e gli altri suoi due colleghi italiani, Garrone e Sorrentino, a Cannes non vincevano nulla, poco dopo a Venezia La corte del francese Christian Vincent si è aggiudica ben due premi.
Ne La corte Fabrice Luchini è il giudice Michel Racine. Proprio mentre la vita di Racine sembra attraversare una fase fortemente deprimente, un giorno, durante un processo per l’omicidio di un bimbo di pochi mesi, viene chiamata come giudice popolare Ditte Lorensen-Coteret. Di lei, il medico che sei anni prima aveva curato Racine durante un suo ricovero in ospedale, il giudice si era segretamente innamorato e ora, nel rivederla, comprende che i suoi sentimenti sono rimasti immutati.
Nel Film di Christian Vincent si incrociano due storie parallele, da un lato quella più drammatica, tinta di giallo, che ricorda un po’ i romanzi di Simenon, di una coppia di giovani genitori forse assassini del loro stesso bambino e dall’altro quella più romantica e garbata dell’amore maturo che nasce tra Racine e Ditte.
La Corte è un film dai toni delicati e gradevoli che ammicca con un certo compiacimento al teatro. Vincent, con l’aiuto dell’ottima interpretazione di Luchini, trasforma l’aula di un tribunale in una vero palcoscenico in cui la metafora teatrale racchiude il senso di tutte le storie che si svolgono all’interno dell’aula e dietro le sue quinte. Racine è una sorta di monarca assoluto, un re sul palco della corte, ma dietro le quinte, nella vita ordinaria, è un piccolo uomo un po’ mediocre, con le sue debolezze. Eppure Michel spinto dal sentimento forte e unico per una donna, riesce a trovare il modo di farsi amare così com’è.
Nel film è interessante anche la semplicità lineare con cui viene trattato il tema della giustizia, della sua legittimità nonostante l’estrema fallibilità di coloro che la esercitano.
Laureata in Lettere, amante dell’arte, dello spettacolo e delle scienze umane, autrice di testi di critica cinematografica e televisiva. Ha insegnato nella scuola pubblica e privata; da anni scrive ed esplora con passione le sconfinate possibilità della comunicazione nel web.
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