Gli Omerovic, la famiglia bosniaca assegnataria di una casa popolare a Casal Bruciato, hanno deciso di andare via: “Qui non possiamo vivere! Non diciamo niente, ma qui non possiamo vivere – spiega Clinton, il figlio di 20 anni: andremo via. Stiamo solo decidendo come”. Oggi stesso dovrebbero lasciare il quartiere per sempre. Il sogno di una casa svanisce dopo pochi giorni.
Una scelta che ha comportato l’intervento del Papa che, oggi, nell’incontro di preghiera con il popolo rom e sinti in Vaticano nel suo discorso a braccio riferendosi alla vicenda ha detto: ” Vi sono vicino. E quando leggo sui giornali qualcosa brutta vi dico la verità: soffro. Oggi ho letto qualcosa di brutto e soffro perchè questa non è civiltà. L’amore è civiltà”. E, riferendosi alle orribili minacce all’incolumità fisica e alla dignità della famiglia da parte dei residenti del quartiere, ha aggiunto: “E’ vero ci sono cittadini di seconda classe: ma i veri cittadini di seconda classe sono coloro che scartano la gente […] perché non sanno abbracciare. Invece la bella strada è la fratellanza: vieni, la porta è aperta, e tutti dobbiamo collaborare”.
Le parole del Pontefice si fanno sentire dopo due giorni di proteste nella zona di Casal Bruciato, un quartiere della periferia est di Roma, contro l’assegnazione di un alloggio popolare a una famiglia di etnia rom. La famiglia Omerovic – composta da un uomo bosniaco di 40 anni, da sua moglie e dai 12 figli, tutti nati in Italia – è giunta nell’abitazione a loro destinata il 6 maggio ed è stata accolta da un gruppo di circa trenta persone, tra cui alcuni militanti di CasaPound, che hanno manifestato contro il loro arrivo anche con violenza. La famiglia ha preso possesso dell’appartamento secondo quanto previsto da leggi, regolamenti e graduatorie. Le proteste non si sono fermate e il 7 maggio CasaPound ha organizzato un sit-in invitando i cittadini a manifestare contro i rom. La manifestazione è stata piuttosto agitata, spintoni e minacce: “Vi impicchiamo”, “troia, ti stupro”, hanno gridato alla madre Omerovic che cercava di entrare in casa scortata dalla polizia. Solo una numerosa presenza di poliziotti ha infatti permesso alla famiglia di raggiungere l’abitazione.
La sindaca Virginia Raggi che ha fatto visita alla famiglia per esprimere la propria solidarietà, si è sentita gridare: “Vergogna, buffona. Non sei la nostra sindaca“. Ed ancora: “Se li porti a casa sua. Lei è più ‘mafiosa’ di Alemanno”. La sindaca, dopo l’incontro con la famiglia insieme ad alcuni vicini, ha detto: “Restano lì dentro perché ne hanno diritto. La legge si rispetta – ha ribadito -chi spaventa i bambini e minaccia di stuprare le donne forse dovrebbe farsi un esame di coscienza”. Con lei anche il direttore della Caritas, Don Ben Ambarus, e il vescovo ausiliare di Roma don Giampiero Palmieri.
Gli episodi di questi giorni a Casal Bruciato si aggiungono a quelli avvenuti lo scorso mese a Torre Maura. Anche in quel caso, sempre nella periferia di Roma, ci sono state violente proteste sostenute dall’estrema destra contro l’arrivo in una struttura di accoglienza di alcune famiglie di etnia rom. Pochi giorni dopo, proprio a Casal Bruciato, alcuni residenti avevano protestato contro l’assegnazione di un alloggio popolare ad un’altra famiglia. Anche in quel caso, alla fine, la famiglia rom decise di lasciare la casa.
AGMC
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