La giostra del (dis)piacere di Eric-Emmanuel Schmitt

Place Guy d’Arezzo, Bruxelles. Interminabili strepitii di pappagalli e cocorite. Decine di personaggi, estremamente diversi fra loro ma accomunati dalle logiche di un desiderio che assume svariate forme e possibilità, ricevono un messaggio ermetico e misterioso («Questo messaggio solo per dirti che ti amo. Firmato: tu sai chi»), che segna le loro vite imprimendovi svolte improvvise e imprevedibili. Questo lo scenario e il punto di partenza del romanzo La giostra del piacere (2013, Edizioni e/o) di Eric-Emmanuel Schmitt, che confessa: «Volevo scrivere una specie di romanzo enciclopedico sulla varietà delle relazioni amorose. Le forme dell’amore sono infinite, e non esiste una forma canonica da privilegiare rispetto alle altre». La dialettica tra arbitrio e destino si riflette fra le maglie dell’ordito narrativo. «La mia – rivela l’autore – è un’apologia del piacere che rifiuta di giudicare moralmente e di discriminare le diverse forme di piacere sessuale. Contemporaneamente però cerco anche di riflettere sulla dialettica tra libertà e destino. La sessualità infatti assomiglia al destino, giacché un desiderio è sempre subìto. Non scegliamo un desiderio, lo proviamo e basta. Il desiderio non dipende dalla volontà o da una scelta. Nel romanzo, mi domando quale sia il nostro spazio di libertà rispetto a questo destino».

Ascese e cadute, fughe e riappacificamenti segnano le esistenze del potente candidato alla Commissione dell’Unione Europea Zachary Biderman, dell’addetta stampa Faustina, del banchiere François-Maxime de Couvigny, della fioraia Xavière, dello scrittore Baptiste Monier e di tanti altri tasselli di quel mosaico del desiderio e del cambiamento che Schmitt va tessendo nelle oltre seicento pagine del romanzo. La caratterizzazione dei personaggi, nonostante le premesse suesposte, viene tuttavia condotta, specie nei momenti di maggior introspezione, sul filo di modalità ridondanti ed insistite, mentre lo sviluppo e la risoluzione degli intrecci e dei conflitti sono viziati da un sentimentalismo bolso e rassicurante.