È ormai chiaro che una delle rivoluzioni antropologiche di cui potremmo dirci protagonisti è il cambiamento dell’oggetto televisione avvenuto negli ultimi 20 anni.
Da grosse scatole contenenti piccoli uomini, come si usava dire per gioco, con 3, s6, 10, 20 canali, siamo andati verso un assottigliamento sempre maggiore dell’oggetto tanto da preferire alla rubiconda tv uno schermo anoressico e sempre più “designizzato”; e visto che alla forma segue spesso la sostanza ad esser cambiato non è solo la scatola ma l’uso che se ne fa: non ci si siede più davanti aspettando di vedere cosa c’è ma lo si accende sapendo già quel che si vuole. Ultimo fattore di mutamento è il rapporto sempre più stretto tra web e tv che ha creato un nuovo tipo di comportamento umano: il divoratore seriale.
La pratica oggi diffusissima di non limitarsi ad un episodio della propria serie preferita ma fare una vera e propria abboffata, binge per gli amanti del linguaggio psicologico, era qualcosa di assolutamente impensabile per il classico utilizzatore del tubo catodico.
L’immagine classica che Pasolini aveva spesso criticato era la televisione come sostituto del focolare domestico. Oggi questa critica sarebbe fin troppo ingenua. In un mondo di video on demand, internet ed Apple tv, si apre un’epoca di telespettatori solitari e scollegati l’uno dall’altro, orgogliosi della pseudo libertà di scegliere quando e come vedere il loro show preferito.
In questa cornice s’inserisce la binge television: maratone di varie ore per vedere una serie per intero magari, per rimettersi al pari con le stagioni precedenti a quella attuale e cosi via.
Eppure sarebbe limitante approcciarsi al fenomeno e tacciarlo di semplice bulimia: ad essere cambiata è la quantità, la qualità e la struttura narrativa delle serie tv sempre più lontane da fiction come Braccialetti rossi, adatte ad un pubblico analogico gettato senza preparazione nell’era digitale.
Da Lost in poi passando per The Walking dead, Breaking bad o le nostrane Gomorra e Romanzo criminale, la serie ha sempre più il carattere del romanzo d’appendice: porta spontaneamente a proseguire nella lettura.
Ammettiamolo: è molto difficile vedere una puntata di Breaking bad per esempio, e rassegnarsi a cuor leggero ad una settimana di attesa per l’episodio successivo.
Non c’è che dire, la curiosità indotta dalla suspense e da un’eccellenza che il cinema comincia a rincorrere, ha la meglio sul buon proposito di uscire e non guardare l’ennesimo episodio. Ma come resistere?
Flavio Balzano
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