Il posticipo di Udine, sosteneva Conte, era da “bollino rosso”, una sorta di ultima asperità prima dello scontro diretto dell’Olimpico programmato alla penultima giornata che, a questo punto, sarà, con ogni probabilità, una mera passerella per i bianconeri già tricampioni e un’occasione per la Roma di riaffermare il ruolo di indiscussa seconda forza di un calcio nostrano, mai così malandato come oggi (basti vedere il livello complessivo di gioco, i punti che separano le prime due dalla terza, il Napoli, quest’ultima dalla Fiorentina e poi, tutte le altre, per finire con gli impietosi dati riportati dal Report Calcio 2014 presentato ieri dalla Figc), ma che ha trovato in queste due splendide squadre un piccolo spot di gran football.
I numeri della Juve, dopo il 2-0 all’Udinese, recitano: 87 punti, gli stessi che i bianconeri avevano totalizzato nell’intero campionato scorso, ma con 5 giornate davanti ed un calendario che, Roma a parte, non presenta grosse insidie rende ancora possibili raggiungere e superare quota 100, 28 vittorie complessive (già eguagliato il record societario della Juve di Boniperti, Parola, John Hansen e Praest del 1949/59) a soli due successi dal primato di 30 vittorie stagionali dell’Inter 2006/07.
Quindi, la domanda è: quando si farà festa?
Varie le ipotesi: se la Roma dovesse continuare a vincere sempre, la data potrebbe essere quella del 5 maggio (Atalanta a Torino), ma se i giallorossi dovessero ottenere anche solo un pareggio tra Fiorentina e Milan (scenario tutt’altro che impossibile) lo scudetto arriverebbe già il 28 aprile, in trasferta con il Sassuolo, se poi i giallorossi dovessero ricavare un solo punticino tra viola e rossoneri, allora sarebbe sufficiente battere alla prossima il Bologna ed aspettare il gradito omaggio senza neppure doversi peritare di scendere in campo (Roma-Milan è l’anticipo di venerdì 25 aprile).
Quanto alla vicenda agonistica di ieri, c’è ben poco da dire: sono stati sufficienti i primi 45 minuti giocati con un’intensità nemmeno eccessiva per conseguire il doppio vantaggio e mettere in ghiaccio il risultato rischiando praticamente nulla. Di un ritrovato Giovinco (gran controllo e difesa della palla in piena area e poi prodezza balistica sul palo lontano di Scuffet) e di Llorente (14° centro per lui e sempre Giovinco decisivo) le reti che hanno segnato il destino della serata. Ma la “formica atomica”, forse indispettita dall’esclusione dallo stage azzurro di Prandelli (anticamera dell’esclusione dal Brasile), non si è limitata a questo: ha sfoggiato la sua miglior prestazione stagionale, fornendo una presenza continua in ogni puntata offensiva dei torinesi, facendosi beffe dell’intera retroguardia friulana e condendo il tutto anche con un palo clamoroso.
L’Udinese? Non pervenuta fino ad una manciata di minuti dalla fine quando Buffon è dovuto intervenire su un contropiede di Domizzi e poi è stato graziato dal palo su conclusione velenosa del subentrato Muriel in pieno recupero. Decisamente troppo poco per chi ha l’onore e l’onere di giocare in casa.
Unica nota stonata: ad espressa domanda postagli a fine gara dagli studi del “Processo del Lunedì”, Conte non ha voluto confermare la sua permanenza a Torino per il prossimo anno, trincerandosi dietro un sibillino: “Adesso non è il momento di pensare ad obiettivi personali, mancano 5 gare di campionato e potenziali 3 di Europa League. E’ vietato, per tutti, anche per me, ragionare in termini di io. Si deve pensare tutti in termini di noi. Solo così si potrà centrare il doppio obiettivo”.
Più che un segnale ad Andrea Agnelli con il quale, comunque, il rapporto pare essere ottimo. La sensazione è che non sia una questione economica, ma che l’allenatore pugliese reclami ulteriori garanzie tecniche per dare l’assalto alla Champions il prossimo anno.
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