La marcia inarrestabile di Grillo

“Arrendetevi. Siete circondati andatevene e nessuno userà violenza però ricordatevi che nulla sarà come prima…”. Un Grillo scatenato e galvanizzato dalle urla di quarantamila sostenitori confluiti in Piazza Duomo, complici due padrini d’eccezione come il premio Nobel Dario Fo e Adriano Celentano, ha lanciato l’ultima definitiva sfida ai vecchi partiti, ai vecchi leader, al vecchio modo di gestire “e sfruttare il Paese”. E a tre giorni dalla consultazione elettorale Grillo l’outsider dà fisicamente corpo alla paura che ormai attanaglia Pdl, Pd e Scelta Civica di Monti. La corsa degli altri sembra essersi arrestata; quella del comico no. Una sensazione, molto condivisa a livello di esperti e sondaggisti, che fa dire a Grillo, rivolto ai suoi interlocutori elettorali: “Per voi è finita, siamo la prima forza politica in Italia. Per voi non c’è futuro”. Come dire che, vada come vada, oggi rischia di vincere una forza antisistema che magari pur non raggiungendo la maggioranza relativa dei voti espressi domenica e lunedi prossimi sicuramente diventerà il raggruppamento politico che più di ogni altro potrà condizionare i lavori del prossimo Parlamento.

Ma cosa sta spingendo lo tsunami Grillo? Intanto la spinta inerziale dello scontento nazionale.”I partiti – ha urlato dal palco davanti al Duomo – non hanno più il polso della situazione” e non  solo perché la gente non crede più in loro, ma  per usare le parole di Adriano Celentano, grande supporter dell’ultima ora del comico genovese,  perchè  “sono lontani anni luce  dal capire quali siano davvero i motivi di questa crisi”. Poi c’è la questione spinosa dei problemi sui quali un confronto e proposte serie all’elettorato sarebbero stati più che graditi: ”Monti vuole farci lavorare fino a settant’anni e intanto abbiamo la più grossa disoccupazione giovanile d’Europa…”. Anche le proposte choc come i condoni tombali e la restituzione dell’Imu piacciono poco. ”Stiamo sognando –ha spiegato Grillo ai suoi- ma è tutto vero e domenica apriremo il Parlamento come una scatola di tonno”. Prima però ci sarà l’ultimo appuntamento con le folle quello di San Giovanni, venerdi sera. “Ed ecco Roma. L’ultima tappa, l’ultimo comizio, con la mia ultima voce. Ed ecco la nuova Italia che non ha mai disperato di poter cambiare, di uscire di nuovo dal buio. Quante volte è successo nella nostra Storia? Gli italiani, questo mosaico di popoli antichi, nei millenni hanno visto tutto, hanno creato ogni cosa. Cinici, distaccati, impermeabili, ma anche pazzi, capaci di invenzioni sociali inaudite. La Storia è sempre passata da queste parti. E noi siamo ancora qui, ancora a Roma per ricominciare ancora una volta”. Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog in un post dal titolo ‘ C’ero anch’io a San Giovanni, il giorno che cambiò l’Italia’.
Siamo qui, prosegue Grillo, “per fare, come ha detto Dario Fo ieri a Milano ‘ Un ribaltone’, quello che non sono riusciti fare i nostri padri nel 1945. Ed ecco ancora Roma. È prevista forse pioggia, sarà ancora più bello San Giovanni a fine inverno. La ricostruzione dell’Italia su basi sociali, eque, di comunità, di solidarietà può iniziare ora. L’italiano ha perso l’idea di bellezza, di felicità, persino la coscienza di sè stesso, del suo valore, della sua identità. Possiamo farcela a uscire dal buio, a riveder le stelle, non sarà lo spread a fermarci se ognuno farà la sua parte, se ci metteremo in gioco senza paura”. “Lo Stato siamo noi, ci hanno convinto che la democrazia è essere sudditi, che ribellarsi è populismo, qualunquismo, antipolitica. A Roma dobbiamo far sentire la nostra voce.  Deve annunciare che in Italia tornerà la democrazia, che siamo arrivati e non ce ne andremo più. Gli italiani sono indistruttibili, ci hanno provato in tutti modi a fiaccarli, a immiserirli, a renderli servi, ma nessuno ci è mai riuscito a lungo. Ho visto in questo lungo viaggio nell’Italia di domani migliaia di volti felici, di persone sorridenti, illuminate dalla speranza di un futuro e questa felicità, questa speranza portano già in loro la consapevolezza del cambiamento”.