Austria, Belgio, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Slovenia e Slovacchia: sono questi i Paesi che hanno firmato l’intesa per l’applicazione della Tobin Tax.
L’accordo raggiunto, firmato a Bruxelles durante l’Ecofin, ha per obiettivo quello di cooperare per l’individuazione di una tassa comune sulle transazioni finanziarie che sostituirà quelle al momento in vigore nei singoli Stati membri.
L’impegno è quello di affrontare un processo di analisi e confronto sul tema con, l’impegno di renderlo operativo il primo gennaio del 2016.
L’intento è quello di trovare il sistema per scaricare gli Stati dei costi della crisi, coinvolgendo la finanza con ritenute percentuali sulle somme movimentate nei mercati.
Al momento però non è assolutamente possibile dire quale impatto economico avrà sulle transazioni effettuate, considerato che tutti i dettagli della questione dovranno essere delineati nei prossimi mesi. L’unico punto fermo, al momento, è che la nuova tassazione europea dovrebbe colpire le azioni, alcuni derivati, e che terrà conto dell’impatto economico. Nessun dato ancora sulle aliquote né sulle basi di applicazioni, cosa che ha fatto desistere molti Paesi dal sottoscriverlo. Il ministro delle finanze olandese, e presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha affermato di non essere ” nella condizione di sottoscrivere l’accordo”. Critico anche il ministro delle finanze svedese Anders Borg, che ritiene “difficile comprendere la logica di questa tassa”.
Ancora più rigida la posizione del Regno Unito, che resta fuori dall’applicazione della tassa europea e chiede che non abbia impatto sui Paesi che non aderiscono. Il ministro delle finanze britannico George Osborne è pronto a contrastare “questa tassa per vie legali”.
I primi effetti della Tobin, però, potrebbero vedersi già dalla fine di quest’anno. Secondo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan “c’è un accordo fra i paesi della cooperazione rafforzata per andare avanti nel processo di adozione di una tassa sulle transazioni finanziarie con l’impegno di avere i primi risultati concreti, che tasseranno le azioni e alcuni derivati, per la fine di quest’anno”.
Per Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera, nell’attesa dell’applicazione della tassa europea sarebbe meglio cancellare quella introdotta dal governo Monti. Una tassa, ha spiegato, che è ”un compromesso al ribasso. Fu concordata con una parte del mondo finanziario, colpisce duramente il mercato azionario e i derivati su azioni, impattando al massimo sul 2-3% del mercato stesso e, di fatto, penalizza gli operatori italiani” senza però colpire “la speculazione vera”.
Non è però l’unica novità che emerge dai vertici finanziari in corso tra Bruxelles, all’Ecofin, e a Parigi, durante l’interministeriale Ocse.
È stata infatti firmata un’intesa per lo scambio automatico di informazioni tra tutti i 34 Paesi aderenti all’organizzazione, ma anche Singapore, Cina e Brasile, non membri.
Tra i firmatari anche la Svizzera. Una scelta, da parte di uno dei Paesi noti per il rigoroso segreto che regola le banche, che di fatto rappresenta la fine di un’era, anche per evitare di risultare nella lista nera che l’Ocse si appresta a stilare entro la fine del 2014, che comporterà anche sanzioni da parte del G20.
Soprattutto, consente di dare un giro di vite concreto anche alla lotta all’evasione, che trovava, al sicuro dei conti cifrati nei quattro cantoni, un vero paradiso.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy