Così si può sintetizzare l’esito della madre di tutte le partite di questo campionato che ha visto la Juve prevalere con un rotondo 3-0 sulla più diretta inseguitrice. Un successo che assicura agli uomini di Conte la matematica certezza del pur platonico titolo di campioni d’inverno. Ma il dato più rilevante è il +8 in classifica che separa ora le due contendenti. Non proprio un abisso, ma quasi. E la sensazione che l’ipoteca sul terzo titolo consecutivo di Madama sia molto consistente è rafforzata dai numeri: decima vittoria consecutiva (come riuscito ai “maghi” di Garcia nella striscia d’avvio) e ben 13 punti rosicchiati ai giallorossi a partire dal rovescio di Firenze.
A corredo di cifre così eloquenti, una prestazione sontuosa offerta contro una Roma per nulla rinunciataria al termine di un match che si presta a considerazioni double face: 1) la gara è stata sbloccata e indirizzata da un episodio, la rete di Vidal, scaturito da palla inattiva e fin lì la Roma aveva creato le uniche palle gol giocando anche meglio dei rivali; 2) l’essere cinici nel momento migliore degli avversari è un pregio ed è anche da dire che dopo la prima mezz’ora la formazione di Garcia ha smesso di giocare mostrando scarsa capacità di reazione di fronte al primo vero allarme-capitombolo della stagione.
Morale: la Roma, come riconosciuto dagli stessi juventini (Buffon in testa) è certamente una squadra forte e tecnicamente molto dotata, ma la Juve le rimane superiore. Non tanto o non solo sul piano delle qualità individuali, quanto sotto il profilo mentale e caratteriale. Tanta intensità per tutti i 90’ e, soprattutto, mai un cedimento neanche quando la strada sembra in salita. Per l’ambiziosa Roma “americana”, scioltasi come neve al sole dopo la prima rete, una salutare lezione d’umiltà. Come già sperimentato dal Napoli, squadra altrettanto ambiziosa e travolta con identico punteggio allo Juventus Stadium. Sotto il profilo tecnico-tattico, invece, la Roma ha evidenziato in maniera esponenziale la sua recente involuzione nel pacchetto difensivo. Non solo Vidal, anche Bonucci ha segnato da palla inattiva. E troppo nervosismo. Stavolta, nessun presunto “aiutino” come alibi. Le espulsioni di Castan e, soprattutto, De Rossi per un intervento da codice penale erano sacrosante e, probabilmente, ininfluenti sul risultato finale. Altra differenza con una squadra molto più avvezza a gestire la pressione dei grandi eventi. L’annotazione amara è data dal fatto che una squadra così forte come questa Juve, avviata al tris tricolore, non sia neanche tra le prime 16 d’Europa. Un peccato da una parte (la qualificazione è stata buttata via dai bianconeri) e un motivo di riflessione dall’altro. Per tutto il nostro movimento.
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