La Roma, dopo la sconfitta di Palermo e il pareggio agrodolce nel derby, torna alla vittoria. Un 2-1 in trasferta al Torino che vale molto più di quanto non dica il punteggio e di quanto fatto vedere sul campo in termini di prestazione, a tratti anche incerta, dalla squadra giallorossa. Ma che, a sei giornate dalla fine e con alle porte il fondamentale ritorno delle semifinali di Coppa Italia con l’Inter, vale oro. Una partita che Andreazzoli ha dovuto affrontare centellinando le risorse a disposizione in vista dell’impegno di mercoledì. Per questo, un De Rossi non al meglio, non è stato della contesa e un Totti affaticato e bisognoso di tirare un po’ il fiato, si è accomodato inizialmente in panchina. Non le condizioni ideali, dunque, per pensare al bottino pieno in casa di una squadra in grande salute, anche se relativamente tranquilla in classifica, come quella granata. Ne è venuta fuori una partita stranamente (per i canoni abituali della nostra serie A) molto divertente con continui rovesciamenti di fronte e in cui lo spettacolo ha trovato un imprevisto alleato nell’atteggiamento molto disinvolto di entrambe le formazioni, presto allungatesi a dismisura sul rettangolo di gioco in barba ai più elementari accorgimenti tattici. Non si può dire che la Roma abbia disputato un gran match: ha concesso molto, ha anche sbandato, ha sofferto nel finale, soprattutto dopo l’espulsione di Balzaretti, ha avuto la sorte dalla sua in occasione dei due legni colpiti dall’ex col dente avvelenato (Cerci), ha anche sciupato più di un’opportunità di chiudere anzitempo la sfida (una, in particolare, addirittura clamorosa con Florenzi che non riusciva a centrare la porta di Gillet rimasta vuota per quello che sarebbe stato il 3-1 scacciafantasmi), ma, alla fine, ha resistito e portato a casa tre punti pesantissimi contro un avversario molto combattivo. Sfortunato, il Toro, si è detto ma anche molto confusionario davanti, dove ai lampi di Cerci hanno fatto da contrappunto giocate molto approssimative dei compagni, lodevoli sotto il profilo dell’impegno, molto meno della tecnica. Anche un quasi salvataggio ( o quasi autorete?) di Florenzi nel vibrante finale. Ma alla fine il risultato è giusto. La Roma è stata sì fortunata, come detto, ma ha meritato i tre punti non fosse altro perché, a parità di gioco aperto e confuso, ha fatto valere i diritti della sua maggior classe: il “desaparecido” Osvaldo incornava splendidamente per l’1-0 rompendo un digiuno che durava da 77 giorni e, dopo il pari di Bianchi che vinceva la “guerra di posizione” con Burdisso e dopo che in avvio di ripresa il Torino sembrava la squadra più vogliosa del risultato pieno, ha trovato il 2-1 con una prodezza assoluta di Lamela. Nel calcio esistono anche le individualità e la Roma lo ha fatto pesare ai pur generosi granata. Ora, i giallorossi rimarranno in ritiro a Novara in vista del decisivo ritorno delle semifinali di Coppa Italia contro l’Inter, mercoledì a S.Siro. Si parte dal 2-1 dell’andata di gennaio e sembra esser passata un’era geologica. Non esiste più l’utopia zemaniana, ma sembra non esistere più l’Inter: la squadra di Stramaccioni ha perso via via smalto, gioco e giocatori e, priva di Milito, Cassano e Palacio, sarà costretta ad affidare le sorti dell’attacco a Rocchi e “Ricky” Alvarez. Ma non solo: giocherà con il orale sotto i tacchi per l’ennesima Caporetto di campionato dove, stavolta, a festeggiare, sul neutro di Trieste, sono stati i giocatori del Cagliari e, in particolare, Pinilla, autore della doppietta del 2-0 conclusivo. E hai voglia a parlare di sfortuna, di rigore inventato ( non c’era, è vero, ma forse ce n’era uno prima e uno dopo) e di “Inter padrona del campo fino all’1-0”. Anche Stramaccioni, che mercoledì si giocherà le ormai esigue speranze di conferma, sembra in condizioni di lucidità non perfette. Ma, fedeli al motto del “se hai toccato il fondo, prendi la pala e scava”, in casa nerazzurra non si sono fatti mancare anche l’infortunio di Gargano ( unico incontrista di ruolo rimasto) e quello, surreale e un po’ fantozziano, dell’appena rientrato (da quattro minuti!) Nagatomo. Piove sul bagnato.
Non sono piovute le preventivate messe di reti, invece, nel big match da “fuori i secondi” andato in scena in serata a S.Siro dove ad un Milan arrembante e giustamente in vantaggio con Flamini, ha risposto pressoché immediatamente il Napoli con Pandev. Nel secondo tempo niente più fuochi d’artificio e squadre in affanno con gli ospiti che non spingevano più di tanto neanche in superiorità numerica dovuta all’espulsione dello stesso Flamini. Il vantaggio di quattro punti, deve aver convinto Mazzarri a non rischiare brutte sorprese ma complimenti, comunque, al Milan per l’approccio iniziale, pur senza Balotelli e con Boateng costretto ad una resa anticipata.
Stasera, si chiude il turno con il posticipo Lazio-Juventus all’Olimpico. La Juve ci arriverà senza Chiellini e Giovinco ma sono problemi da ricchi. Petkovic dovrà fare a meno, oltre che degli infortunati Konko, Pereirinha, Brocchi e Dias anche degli squalificati Biava ( ci sarà Ciani), Radu e Lulic, ossia l’intera catena di sinistra. Giocherà ancora Gonzalez (recuperato in extremis, ma non sta bene) esterno basso a destra e si rivedrà, dopo la piccola sgambatura nel finale del derby, Stankevicius a sinistra. A centrocampo torna Mauri. Fiducia dal primo minuto al convalescente Klose davanti.
D.P.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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