Per chi ancora non la conoscesse, ma concedetemi il beneficio del dubbio, potrebbe sembrare la sigla di una nuova catena di supermercati. Se CONAD sta per Consorzio nazionale dettaglianti, COVID potrebbe essere l’acronimo di Consorzio vitivinicoltori dettaglianti, vale a dire un grande magazzino pieno di bottiglie dell’apprezzatissima bevanda estratta dalla fermentazione alcolica dalle nostre uve pregiate. Quelle per le quali oggi, al netto dell’emergenza CoronaVirus, che è prima di tutto sanitaria, gli esperti dovranno ipotizzare misure da mettere in campo per salvare prodotto e produzione. Perché con il calo dei consumi sia nazionali che per l’export, dovuti al temporaneo rallentamento di tutte le attività non indispensabili, quando arriverà il tempo della vendemmia le cantine non avranno ancora smaltito il precedente e non vi sarà spazio per il nuovo. Ciò comporterà inevitabilmente un eccesso di offerta sul mercato a prezzi vantaggiosi per gli acquirenti, non certo per i produttori.
Terminata la disquisizione sul vino che nulla ha a che fare con l’acronimo nel titolo – COVID sta per Corona Virus Desease (malattia) e 19 per l’anno della scoperta – la nostra spesa quotidiana, bisettimanale, settimanale o come preferite voi, di questi tempi subisce condizionamenti da bardatura ad hoc (mascherina e guanti) e rallentamenti in termini di tempo, causa entrare contingentate nei negozi al dettaglio come nei supermercati. Fortuna che a farci trascorrere, senza sentirne il peso eccessivo, buoni quarti o mezz’ore se non di più, in fila, in attesa del proprio turno, ci sono d’aiuto i cellulari con tutte le chat e i social cui siamo iscritti. L’unico accorgimento è quello di tenere d’occhio la carica della batteria: potrebbe succedere che al momento di entrare vi trovate con il cellulare spento e… addio lista della spesa, addio fidelity card, addio anche credit card se l’avete memorizzata in un’app.
Proprio da una chat Vi passo una citazione davvero simpatica: è l’arguta trasposizione in chiave ironica di come si sta trasformando la nostra vita. In questo caso, la spesa. Ovviamente ai tempi del Covid.
Esci la mattina alle 7:00 🕖 e nun sai quando rientri 🕛, saluti tutti, fai la cazzata de parti’ de casa co’ guanti e mascherina già indossati pe’ non avecce intralci dopo.
“Amo’ do’ vai?” “Vado a fa’ la spesa! Ar Covid!” “Dove?” “Ar Covid, er supermercato!” “Ce l’hai la lista della spesa?” “Ce l’ho sul telefono!” 📲 “Ce l’hai l’autocertificazione?” ✉ “Ah già è vero!”
Allora rilevate la mascherina, rilevate i guanti, compila l’autocertificazione, ribbardate tutto e riparti… In ascensore già te se appannano l’occhiali ma non li pòi tocca’ coi guanti sennò te infetti, c’hai già spinto er piano terra.
Resisti, trovi la macchina sali e t’avvii. Ar supermercato già ce sta la fila, pji er carrello e la cominci a segui’ pe’ arriva’ in coda, fai er giro de 8 palazzi e trovi la coda, sei partito da Monteverde e te ritrovi alla Magliana.
Arriva er vigile 👮♂ “Mi faccia vedere l’autocertificazione” ✉ “Tenga” “Ma lei è di Monteverde e viene a fare la spesa al Carrefour alla Magliana? Sa che è in fallo?” “No ma questa è la fila der Conad de Monteverde, c’ho pure er carrello!” 🛒
La fila dura du’ ore, tutti in guanti e mascherina. Paradossalmente mo che non c’è traffico e l’aria è pulita la gente va in giro co’ la mascherina, pure se sta a tre metri de distanza. Le mascherine se le leveremo quando tornerà lo smog. Fatece caso.
Nel mentre te passa de fianco pure qualche runner🏃♂, pure qualche runner che fino a ieri era ‘n falso invalido ♿ e oggi magicamente se riscopre podista.
Er tempo nun passa ma tu c’hai er telefono 📲 che te tiene compagnia e allora apri Instagram, Facebook, YouTube, Netflix, SkyGo, Shazam, Badoo, Whatsapp dove nella chat der calcetto, ‘sti giorni, è un tripudio de pornografia, come l’altri giorni, d’altronde.
Verso l’ora de pranzo arrivi all’ingresso, giusto in tempo perché er telefono s’è scaricato ma tu sei furbo 🦊 e hai cronometrato bene i tempi. Posi er telefono. Entri, te serve la lista della spesa, prendi er telefono ma è scarico…
“Che dovevo prende’? Perché sto qua? Chi so’? E mo che faccio?”
A schemi ormai saltati vai a intuito e spirito de sopravvivenza e inizi a arraffa’ cose a caso. “Guardi che quello è l’estintore” te urla la commessa. Te suda il volto, te sudano le mani, te se appannano l’occhiali, te vorresti gratta’ la fronte ma devi segui’ er protocollo. Così lasci che la goccia 💧 de sudore se spalmi sull’occhiali 👓
Hai riempito er carrello de tutto er necessario pe’ la sopravvivenza: birre, arachidi, pistacchi, patatine, ova de Pasqua, pizza, affettati, patatine, carta igienica 🧻, ma pure un po’ de verdura a caso, pane, ‘na bistecca e ‘r sapone.
Arrivi alla cassa, finalmente se scorre, la fila sta de fòri, mica dentro, pji, paghi e torni a casa.
So’ le 15:00 🕒, i fij c’hanno fame, tu’ moje te sta a aspetta’ co’ le mani a brocca, er telefono era spento, eri irraggiungibile. Te becchi er cazziatone del ritardo e pure quello della spesa: “Ma che è ‘sta roba? Ma che hai preso?”
Te giustifichi da omo:
“C’era solo questo!” “E st’estintore?” “Stava ‘n offerta”
A.B.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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