La Camera ha approvato la legge contro la tortura. Dopo tre anni di trattative e riscritture in entrambi i rami del Parlamento, stamattina Montecitorio ha dato il sì definitivo alla legge.
A favore hanno votato PD e Area Popolare, contro FI, Conservatori e Riformisti, Lega e Fratelli d’Italia. Si sono astenuti M5S, Scelta civica, Civici e Innovatori e a sinistra SI e MDP.
Il testo approvato condanna “chiunque, con violenze o minacce gravi o crudeltà, cagiona a una persona privata della libertà o affidata alla sua custodia sofferenze fisiche acute o un trauma psichico verificabile”. La pena va da 4 a 10 anni, ma può salire fino a 12 se a commettere il reato sono pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio. Sono previste specifiche aggravanti se le torture provocano lesioni permanenti o la morte della vittima.
Rischia la condanna fino a tre anni anche il pubblico ufficiale che istiga altri a commettere torture, anche se questi ultimi non gli obbediscono.
Qualsiasi dichiarazione o informazione ottenuta sotto tortura non sarà utilizzabile in sede di processo, escluso solo il caso in cui serva a provare che un imputato di tortura abbia commesso quel reato.
La legge vieta anche alle autorità di respingere, espellere o estradare chiunque verso un paese dove rischia di essere sottoposto a tortura, anche tenendo conto della presenza di “violazioni dei diritti umani gravi e sistematiche”. Infine vieta di concedere immunità a cittadini stranieri imputati o già condannati per tortura da un tribunale straniero, che sia internazionale o di un altro Stato.
Il testo rispetta le linee della Convenzione ONU contro la tortura, firmata nel 1984 e ratificata dall’Italia nel 1988.
Il PD sottolinea anche la continuità fra la legge approvata e la condanna filosofica della tortura, lanciata nel ‘700 dall’illuminista milanese Cesare Beccaria. Secondo la ministra per i rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, si è trattato di “un passaggio importante, per il quale il Parlamento lavora da quasi vent’anni e del quale non possiamo che essere soddisfatti”. Mentre per Donatella Ferranti, che presiede la commissione Giustizia della Camera, il ddl è “equilibrato”, “giustamente severo nei riguardi di un reato odioso e grave come quello di tortura” e riempie “un macroscopico vuoto normativo più volte denunciato in sede europea e internazionale”.
La destra fa fronte comune con i sindacati delle forze dell’ordine, leggendo nel testo un intento di punire le divise. Giorgia Meloni (FDI) la definisce “un’infamia voluta dal PD per criminalizzare le forze dell’ordine”, mentre Francesco Paolo Sisto (FI) parla di “diritto modaiolo”.
Le critiche, però, non vengono tutte da destra. I rappresentanti di Sinistra Italiana e Movimento democratico progressista spiegano di non aver voluto votare il testo perché “debole”, “poco incisivo” e “inefficace”. E il M5S, che pure ha rinunciato ad affossare la legge oggi, promette di “migliorare le norme appena possibile”.
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