La Chiesa cattolica paghi l’Imu (e gli arretrati) sui suoi immobili adibiti a bar, ristoranti, alberghi e anche sugli ospedali.
È quanto previsto da un emendamento alla manovra di bilancio del senatore Elio Lannutti del M5s. Uno scossone economico per la Chiesa ma non l’unico. Secondo lo stesso emendamento, infatti, tutte le associazioni o le società legate alla religione cattolica e le congregazioni religiose che fanno capo alla stessa confessione il cui fatturato è pari o superiore a 100.000 euro annui, dovranno obbligatoriamente farsi convalidare il proprio bilancio da un certificatore esterno tra i professionisti del settore.
Quest’ultimo, una volta visionati e accertati i documenti, si assumerà la responsabilità della veridicità del bilancio ratificato. Nel caso in cui, a seguito di altri esami, il rendiconto convalidato risulti in qualche modo sbagliato, il certificatore esterno pagherà in prima persona tanto da rischiare una reclusione da un minimo di 3 anni ad un massimo di 5.
In base all’emendamento Lannutti, tutte le associazioni, le società e le congregazioni legate alla religione cattolica che, secondo quanto risulti dai bilanci certificati, svolgono attività di impresa relativa a servizi di ristorazione, hotelleria, caffetteria o sono impegnate ad erogare altri servizi a pagamento sono tenuti a pagare l’Imu nei modi e nei termini stabiliti dalla legge per quell’immobile e per le altre strutture collegate ad esso.
Ma c’è anche di più. L’emendamento alla manovra guarda anche al passato. La Chiesa, infatti, sarà tenuta a pagare gli arretrati non versati tra il 2006 e il 2011. Le stesse associazioni, società e congregazioni che non hanno pagato l’Imu in questo arco di tempo dovranno autocertificare i propri bilanci relativi a quegli anni e ad autocertificare l’indirizzo d’uso degli immobili di loro proprietà e di quelli utilizzati per svolgere le attività commerciali. Sulla base dei documenti presentati, i Comuni provvederanno a riscuotere la tassa.
In totale, il M5s ha presentato 400 emendamenti alla manovra. Molti sono quelli legati alla cosiddetta plastic tax. I pentastellati chiedono di escludere dalla nuova imposta i prodotti monouso in plastica biodegradabile o quelli che contengono almeno il 25% o il 50% di plastica riciclata ma anche di esentare tutti i dispositivi sanitari monouso , e non solo le siringhe come già nella bozza di legge , e di ridurre al 5% l’imposizione sulla cancelleria di plastica.
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