La festa biancoceleste sembra non finire mai. Dopo la sbornia della Coppa Italia con la finale-derby e relativi festeggiamenti che hanno toccato prima Piazza di Spagna e sabato pomeriggio l’area circostante Ponte Milvio con una esilarante simulazione di una funzione funebre indirizzata ai cugini giallorossi, ieri sera sono stati i ragazzi della Primavera a mettere il punto esclamativo ad una stagione 2012/13 che resterà impressa a lungo nella memoria di ogni tifoso biancoceleste. I ragazzi guidati dall’ottimo mister Alberto Bollini sono, infatti, riusciti a conquistare il tricolore di categoria battendo nella finale di Gubbio con un sonante 3-0 i pari età atalantini al termine di una autentica cavalcata trionfale che li ha visti dapprima vincere il proprio girone, il C, a pari merito con il Catania, per poi battere, durante le final eight in terra umbra il Torino per 1-0 e poi il Chievo 3-1 prima dello splendido epilogo di ieri sera. Un totale di undici vittorie consecutive che hanno consacrato l’undici biancoceleste come il migliore dello Stivale. Una finale indirizzata sin dai primi minuti grazie alla magistrale punizione calciata dal limite dall’ottimo Cataldi, insignito anche del premio intitolato alla memoria dello sfortunato Piermario Morosini e destinato al miglior calciatore della manifestazione, e poi suggellata dalle mortifere ripartenze guidate dal sempre più autorevole Keita e che hanno portato, nel corso della ripresa, al raddoppio dello stesso Cataldi e al tris dell’altro gioiello di provenienza Barcellona, Tounkara. Sì, perché stavolta il presidente Lotito, a sua volta premiato come “Manager of the year”, memore delle tante critiche ricevute per aver trascurato il vivaio, non ha voluto lasciare nulla al caso, allestendo una rosa davvero molto competitiva con il dichiarato obiettivo di riprendersi ciò che gli era sfuggito un anno esatto prima e sempre a Gubbio nella finale persa 3-1 con l’Inter. Un risultato importante che, oltre a regalare ai biancocelesti il 5° tricolore della propria storia (superata la Juventus, ferma a quota quattro, e dietro ai soli Torino, leader con otto successi e Roma e Inter, appaiate a quota sette), consegna alla prima squadra, presente a Gubbio nella persona di un interessatissimo mister Petkovic, un considerevole numero di prospetti di sicuro avvenire. Tanta qualità che per una squadra come la Lazio, con una rosa di un’età media piuttosto elevata, non può che essere una risorsa di capitale importanza. Non solo i due attaccanti di colore, Keita e Tounkara, e l’eccellente Cataldi, ma anche altri ragazzi di notevole qualità: dal portiere Strakosha, all’emergente esterno destro basso, Pollace, sino a Filippini, Serpieri e Antic. Senza dimenticare gli illustri assenti della finale con i bergamaschi: il centrocampista Crecco e l’attaccante Rozzi, ormai da tempo aggregati alla prima squadra. Il primo, già esordiente in serie A, in virtù di un apprezzato scampolo finale di partita contro la Juve e il secondo, già protagonista di più di una gara sin dallo scorso campionato. Una grande soddisfazione anche per Bollini, sotto la cui guida la Lazio aveva vinto il suo ultimo scudetto di categoria nell’ormai lontano 2000/01. Poi, significative parentesi alla Sampdoria e alla Fiorentina, prima del rientro a Formello. Da cui, nonostante abbia ammesso contatti con club professionistici, sembra proprio non volersene distaccare. La sua intenzione è, infatti, quella di prolungare il contratto: decideranno lui, Lotito e Tare, con il quale un colloquio c’è già stato e, pare, piuttosto soddisfacente per entrambe le parti. E non dimentichiamo che proprio dalla Primavera finalista dello scorso anno la prima squadra ha prelevato un preziosissimo innesto come Onazi. Un’affermazione che conferma la grande tradizione della società biancoceleste anche in ambito giovanile ( ora manca solo la Coppa Carnevale di Viareggio nel palmarès laziale), pur se negli ultimi anni le soddisfazioni date ai propri tifosi erano state piuttosto relative. Quanto a gioie, invece, non hanno potuto certo lamentarsi i numerosi supporters biancocelesti che hanno colorato buona parte del piccolo ma accogliente impianto “Pietro Barbetti” di Gubbio.
D.P.
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