Gli istituti privati d’oltralpe inclini a rinegoziare i debiti.
La notizia appare sul quotidiano Figaro: gli istituti di credito francesi si dicono pronti a rinegoziare i debiti di cui sono creditori nei confronti dei conti pubblici greci.
La rinegoziazione – calcolata su un periodo di trent’anni – gode dell’approvazione del presidente Nicolas Sarkozy e risponde alla richiesta rivolta dai governi Europei, quello tedesco in testa, al settore del credito privato perché anche questo si faccia carico del tentativo di salvataggio all’interno dell’Eurozona. Un intervento di cui si calcola l’ammontare in 120 miliardi di Euro, dopo i centodieci già ricevuti dalle autorità greche durante la precedente crisi finanziaria. Attualmente, anche le banche tedesche sembrano interessate a seguire l’esempio francese e l’unico ostacolo è rappresentato dalla agenzia internazionali di rating, che minacciano di considerare la rinegoziazione come una bancarotta camuffata e di abbassare conseguentemente il rating del debito greco. Ma l’opposizione delle agenzie non è l’unico punto interrogativo sulla via del salvataggio greco: all’orizzonte aleggia la paura che il sistema creditizio si indebolisca per miliardi di Euro mentre, sul fronte della politica interna allo Stato greco, è atteso per questa settimana un voto cruciale sulle nuove misure di austerità. Il pacchetto, che prevede la tassazione per i redditi superiori agli ottomila Euro, potrebbe non passare nonostante rappresnti l’unico modo per sbloccare l’ultima tranche del prestito da 110 miliardi precedentemente offerto alla Grecia. Intanto, mentre già le strade greche si riempiono di nuove proteste, alcune voci del mondo economico – in primis l’ex governatore di Bundesbank Alex Weber – criticano apertamente la concessione di aiuti finanziari che servirebbero solo a ritardare la resa dei conti finale tra due opzioni entrambe scabrose: la svalutazione del debito greco o la copertura, da pare della UE, dell’intero debito ellenico. Due opzioni diversissime, ma entrambe gravi abbastanza da mettere a rischio la stabilità dell’intera eurozona.
Tommaso Vesentini
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