Appare davvero incomprensibile l’incertezza dell’elettore italiano medio fotografata dai sondaggi circolati nell’ultimo periodo. Che sia destra, sinistra o centro, calcolatrice alla mano, il bel Paese dovrebbe sentirsi in una botte di ferro: se le promesse elettorali fossero mantenute, gli italiani vivrebbero in un Italia (quasi) perfetta, con redditi di inclusione, flat tax, tagli alle imposte, ricchi premi, cotillon.
Un bengodi mirabolico che, se fosse realmente concretizzabile, limiterebbe al già citato elettore italiano medio la scelta di quale sia la proposta politica maggiormente conveniente: meglio non pagare tasse universitarie, o risparmiare sul bollo della prima auto?
Così come Cetto La Qualunque, il personaggio di Antonio Albanese, arrivava a “promettere le promesse” pur di accaparrarsi un voto, nel mondo non cinematografico assistiamo a un carosello di numeri, proposte, tagli. Fantastici, va anche ammesso, se le coperture finanziarie fossero tanto sicure quanto i proclami da comizio.
Ovviamente, le declinazioni di proposta e di promessa sono molteplici e toccano ogni aspetto della vita di tutti noi. Tuttavia reddito, tasse e pensioni restano macro temi che coinvolgono tutti gli aventi diritto. Da qui, un rapido excursus numerico fascendo uno slalom tra le proposte allegre dei partiti.
Reddito
Per M5S, il ‘reddito di cittadinanza’ è un vero e proprio vessillo: almeno 780 euro al mese per coloro che hanno lavorato negli ultimi due anni ma che siano disoccupati. Stando alle valutazioni Istat 2015, il peso sul bilancio annuale dello Stato sarebbe di 15 miliardi di euro da reperire tagliando auto blu, enti inutili, acquisti pubblici, pensioni d’oro e vitalizi, e aumentando le tasse sul gioco d’azzardo.
Silvio Berlusconi propone una misura simile: denominata ‘reddito di dignità’ prevede l’erogazione di mille euro al mese a chi si trova sotto soglia di povertà assoluta. Il Pd di Renzi, invece, mira a estendere il ‘reddito di inclusione’: peso attuale sui conti dello Stato, 2 miliardi di euro.
Tasse.
Una delle certezze della vita, insieme alla morte, sono le tasse: il centro destra di Silvio Berlusconi avanza una serie di misure imponenti per la riduzione e l’ottimizzazione del prelievo fiscale: Flat tax – una tassa piatta da applicare ai redditi che ha lo scopo di ridurre la pressione fiscale per lavoratori e imprese -.
Una ricetta che costa circa 30 miliardi di euro ma, assicurano dal centrodestra, “si finanzia da sola” in quanto sosterrebbe l’economia e scoraggerebbe l’evasione. Al conto vanno ad aggiungersi le riduzioni di gettito previste dal taglio dell’Irap, dell’abolizione tasse sulle successioni.
Per M5S, il no alla flat tax è sonoro, in quanto non rispetterebbe il principio di progressività fiscale. La ricetta grillina passa invece, tra le altre idee, per l’aumento della soglia di esenzione delle tasse a 10mila euro di reddito; la riduzione delle aliquote Irpef, l’abolizione degli studi di settore. Renzi, dalla sua, rilancia il bonus da 80 euro alle famiglie con i figli. Il costo varia da 5 a 10 miliardi di euro, a seconda del posizionamento del tetto per averne diritto.
Welfare.
Altra voce di spesa imponente, stando alle dichiarazioni dei candidati. Peserebbe tanto sulla bilancia finanziaria la proposta Salvini di cancellare – “in 5 mesi” – la riforma Fornero. Secondo Tito Boeri, l’iniziativa costerebbe 85 miliardi e 5 punti di Pil. Berlusconi rilancia con l’innalzamento delle pensioni minime a 1000 euro al mese, “casalinghe incluse”. Totale che lo Stato dovrebbe pagare per l’operazione: 7 miliardi di Euro. Anche il Pd pensa ad una ‘pensione di garanzia’: 750 euro per un costo di circa 1,5 miliardi di euro; sempre sullo stesso versante, M5S prevede un aumento del minimo pensionistico a 780 euro, finanziabili con i tagli delle pensioni sopra i 5mila euro al mese.
E altro.
Come non citare, in questo novero di proposte, l’idea, ad esempio, di abolire il canone Rai. La proposta di cancellare l’imposta arriva da Matteo Renzi che, dopo averla spalmata nelle bollette energetiche dei cittadini, sta valutandone la cancellazione. Poco meno di 2 miliardi di euro di costi per lo Stato, stessa cifra che verrebbe a costare l’abolizione delle tasse universitarie proposta da Pietro Grasso. Tre miliardi, invece, l’impatto sui conti nazionali della proposta di abolizione del bollo per la prima auto richiesto da Forza Italia.
Anche se la sede è poco opportuna, viene da scomodare il terzo principio della dinamica, quello che recita: ad ogni azione, corrisponde una reazione uguale e contraria. Per traslato: ad ogni taglio, corrisponde un mancato gettito. Quindi uno squilibrio dei saldi che dovrà pur essere coperto in qualche modo. Ad oggi, una stima di quanto queste proposte potrebbero materialmente costare agli italiani la fa il Codacons.
Secondo l’ufficio studi dell’associazione, “le proposte lanciate in questi giorni di campagna elettorale dai partiti politici, se attuate, costerebbero esattamente 8.236,1 euro a famiglia”. Nel dettaglio, “le risorse per finanziare il Reddito di inclusione e il Reddito di dignità avrebbero un impatto per 1.208 euro a nucleo familiare”. Lo stop alla Legge Fornero, “determinerebbe un maggior esborso pari a 3.333 euro a famiglia; l’introduzione di una “Flat tax” peserebbe sui conti pubblici per una cifra pari a 1.666 a famiglia, mentre per portare le Pensioni minime a 1000 euro ogni nucleo dovrebbe mettere mano al portafogli sborsando mediamente 1.250 euro, cifra che scende a 500 euro se si deciderà per il Pensionamento dei lavoratori precoci”. E sempre stando ai questi calcoli viene fuori: “abolizione tasse universitarie: 79,1 euro a famiglia; abolizione canone Rai: 75 euro a famiglia; Abolizione bollo prima auto: 125 euro a famiglia”.
A metà dello scorso dicembre, il presidente Mattarella auspicava proposte comprensibili e realistiche da parte dei partiti. Auspicio,inutile dirlob inghiottito quasi subito dai – soliti -toni da grandeur preelettorale scelti da tutti i partiti. E questa si, è vera par condicio rispettata da tutti. Nessuno però dice e tantomeno ammette che queste proposte velleitarie avrebbero un impatto devastante sui conti dello stato. Impatto che qualcuno ha calcolato al millesimo: e si va dai 63 miliardi delle proposte del Pd alle centinaia e centinaia di miliardi messi insieme dalle promesse del resto della compagnia. Le bugie, stavolta, sono autentici fuochi d’artificio.
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