Manifesto elettorale di Marine Le Pen
E’ una Marine Le Pen scatenata quella che rilascia le prime dichiarazioni dopo la netta affermazione elettorale di domenica: il 24,95% che fa del suo Front National la prima formazione politica di Francia. Un successo già preannunciato nel corso delle ultime consultazioni amministrative d’Oltralpe.
Forte di questo amplissimo consenso e del contestuale crollo degli avversari ( con il maggior partito di centrodestra, l’Ump, secondo con un modesto 20, 79%, e con il proprio leader, Jean-François Copè, travolto dallo scandalo Bygmalion, dimissionario dal 15 giugno, e con il centrosinistra Ps-Prg del presidente Hollande in picchiata con un misero 13,98%) ora la Le Pen mostra i muscoli e ne ha per tutti, a cominciare dall’inquilino dell’Eliseo: «Chiediamo la dissoluzione dell’Assemblea nazionale, è evidente, perché bisogna tornare al popolo». Il governo attuale, ha aggiunto, «non ha la legittimità necessaria per condurre delle riforme», in particolare quella degli enti locali, per cui «i francesi non hanno mai dato mandato».
Ma la leader del Front National va ben oltre, sino a mettere in discussione la stessa permanenza della Francia nel consesso Ue: «Se sarò eletta presidente entro sei mesi presenterò un referendum per chiedere ai francesi se vogliono o meno uscire dall’Unione europea».
Sull’onda del successo elettorale è già pronta una nutrita serie di iniziative che non mancheranno di suscitare accesi dibattiti in Francia e in tutto il Continente: la Le Pen, infatti, ha chiesto di fermare il negoziato per il trattato di libero scambio Ue-Usa. Ma, a seguire, la Francia potrebbe porre il veto anche ad un eventuale ingresso della Turchia nell’Ue, mentre, sul piano della politica economica interna, la leader, in dispregio delle vigenti norme europee, potrebbe chiedere al governo la «nazionalizzazione della Alstom per salvare questa azienda strategica francese».
L’erede di Jan-Marie Le Pen coltiva progetti ambiziosi in Europa e non ne fa mistero quando auspica che: “Tutti coloro che sono per la libertà l’indipendenza e contro l’Ue devono unirsi a noi – ha dichiarato, rivolgendosi agli euroscettici– L’Unione europea deve restituire quello che ha rubato, con la debolezza, la viltà e il tradimento delle élite europee. Deve restituire al popolo la sua sovranità e dobbiamo costruire un’altra Europa: l’Europa delle nazioni libere e sovrane, l’Europa delle cooperazioni liberamente scelte”.
Ed è già in agenda, domani, un incontro a Bruxelles con i rappresentanti degli altri partiti euroscettici, a cominciare dalla Lega Nord uscita molto bene dalle urne. Si tratta di una sorta di “mini-vertice” per fare il punto della situazione alla luce dei risultati che vedono gli anti Ue fortissimi in molti Paesi. Oltre al Fn e alla Lega, al gruppo – che si dovrebbe chiamare European Alliance for Freedom (Alleanza europea per la libertà), Eaf – dovrebbero aderire il partito della Libertà olandese di Geert Wilders, che però non è riuscito a sfondare nei Paesi Bassi, e l’austriaco Fpoe, il partito fondato negli anni ’90 da Haider che, in queste elezioni, ha raddoppiato i consensi.
Matteo Salvini e Marine Le Pen
A questo “zoccolo duro” potrebbero aggiungersi anche altre formazioni euroscettiche provenienti da altri Paesi e, tra coloro che incontrerà, la Le Pen ha espressamente citato: lo Jobbik ungherese, il bulgaro Ataka ed «ovviamente Alba Dorata», la formazione neonazista greca . Escluso, invece, un incontro con il parlamentare neonazista tedesco, Udo Voigt. Si prepara, dunque, una grande compagine politica che a Bruxelles vuole contare ed incidere pesantemente sulle politiche Ue. Entusiasta, a tal proposito, Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, per il quale «viene fuori una bella truppa d’assalto, ci sarà qualcuno che stanotte a Bruxelles e a Berlino non dormirà. L’euro non esiste più».
Visto lo schieramento che sta prendendo forma si profila, per Popolari e Socialisti, una sfida epocale dagli sviluppi imprevedibili.
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