“Eterna fanciulla danzante”, così la definì il poeta Eugenio Montale. L’eterea ed elegante “Prima Ballerina in assoluto”, come scrisse il NY Times nel 1981, Carla Fracci ha lasciato questa mattina la vita terrena. Aveva 84 anni e un tumore che ha affrontato con coraggio e riservatezza, lontana dalle luci del palcoscenico. Per renderle omaggio questa mattina, alle ore 12, viene aperta la camera ardente allestita nel foyer del teatro alla Scala. I funerali si svolgeranno invece sabato nella chiesa di San Marco, a Milano.
Pur senza la nobiltà delle origini – era figlia di un tramviere dell’azienda trasporti meneghina – Carla Fracci aveva un innato comportamento regale che fin da bambina era stato notato, tanto da suggerire alla mamma un corso di danza per la piccola. Fu questo per Carla l’inizio dello studio del ballo classico alla Scuola di danza del Teatro alla Scala nel 1946. Nel 1954 consegue il diploma divinel 1954, poi prosegue la sua formazione artistica partecipando a stage avanzati a Londra, Parigi e New York. Tra i suoi insegnanti c’è la grande coreografa russa Vera Volkova (1905-1975). Dopo solo due anni dal diploma diviene solista, poi nel 1958 è già prima ballerina.
A differenza di tante altre bambine, io non ho mai realmente sognato di fare la ballerina. Sono nata poco prima della guerra, poi fummo sfollati a Gazzolo degli Ippoliti, in provincia di Mantova, quindi a Cremona. Papà lo credevamo disperso in Russia. Io giocavo con le oche, ci si scaldava nella stalla. Non sapevo cosa fosse un giocattolo, al massimo la nonna mi cuciva bamboline di pezza. Progettavo di fare la parrucchiera, anche quando, dopo la guerra, ci trasferimmo in una casa popolare a Milano, quattro persone in due stanze. Però sapevo ballare e così allietavo tutti al dopolavoro ferroviario, dove mi portava papà. Fu un’amica dei miei che li convinse a portarmi all’esame di ammissione alla scuola di ballo della Scala. E mi presero solo per il “bel faccino”, perché ero nel gruppo di quelle in forse, da rivedere.
La divina diva dell’arte che ispirò Luigi XIV a fondare, a Parigi, nel 1661, l’Académie royale de danse, con l’intento di fissare e sviluppare i principi fondamentali dell’arte coreografica, voleva fare la parrucchiera all’età di 10 anni, comincia a studiare al prestigioso Teatro alla Scala, per diventare prima ballerina già nel 1958. Avrà tra gli insegnanti la grande coreografa russa Vera Volkova.
Per lei è l’inizio di un periodo che non finisce più, dove balla con compagnie estere e rinomate come il London Festival Ballet e il Royal Swedish Ballet, e interpreta in maniera sublime ruoli importanti nelle opere teatrali, perlopiù drammatici , ‘Il lago dei Cigni‘ ne è un esempio, e romantici, come Giulietta, Swanilda, Francesca da Rimini, o Giselle.
Ha diretto inoltre, nella sua vita, il corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli; dell’Arena di Verona e del Teatro dell’Opera di Roma. Spesso nella sua carriera di ballerina ha collaborato con il marito Beppe Menegatti, regista teatrale di molte delle opere nelle quali la moglie danzava. Per quanto riguarda la vita sentimentale, Carla Fracci ha avuto un solo grande amore: quello per il marito oggi 91enne e cioè quello per il regista teatrale Beppe Menegatti. Un sodalizio che li ha coinvolti nella vita provata come in quella lavorativa, iniziato nel 1964 e coronato dalla nascita di Francesco.
“Mamma è volata in cielo serena”, ha dichiarato l’unico figlio, architetto, nato nel 1969, che le ha donato i due splendidi nipoti, Giovanni e Ariele, cui Carla era affezionatissima.
Il mondo piange la scomparsa di un’artista che nella sua specialità non poteva dare di meglio, riuscendo a fare appassionare alla danza persino chi non avrebbe mai immaginato di riuscire a guardare un intero balletto con occhi incantati dalla perfezione, dalla leggerezza, dalla espressività di questa piccola grande donna.
Ma chi piange lacrime inconsolabili è lui, il marito che buona parte della celebrità deve a sua moglie. Beppe ha dichiarato: ”
Vorrei dire tante cose, perché è una vita insieme, dal 1953 a oggi che ci si conosceva, abbiamo fatto tante cose, un figlio meraviglioso che è qui con me e presto arriveranno anche i nipoti da Roma, ma è troppo triste. Troppo”.
La sua commozione è un po’ anche la nostra commozione. Un sentimento che si è propagato rapidamente, tanto da obbligare il Beppe a chiudere il suo telefono perché ” ci stanno chiamando da tutto il mondo, dal Sudafrica al Giappone, da New York, da Londra. Una cascata di amore che viene riversato su Carla da questa grande famiglia teatrale internazionale a cui sono grato”.
Al cordoglio, alla “cascata d’amore”, si uniscono tutte le persone sensibili. Anch’io nel mio piccolo.
Elisa Rocca
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