Caso Ligresti, alla Camera respinta la mozione di sfiducia al ministro della Giustizia. Il Pd sostiene la linea del governo, ma Civati attacca.
O si salva la Cancellieri o finisce qui la corsa del governo Letta. Il presidente del Consiglio aveva blindato con queste parole il suo ministro della Giustizia, difendendola dagli attacchi per le telefonate del caso Ligresti e lanciando un segnale al Partito democratico, tentato dal votare la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 stelle. La mozione di sfiducia è stata bocciata dall’Aula di Montecitorio: 405 voti contrari, 154 a favore. In tre si sono astenuti.
Il Pd ha votato per tenere ancora nell’esecutivo la Cancellieri, così come hanno fatto Forza Italia, il Nuovo Centrodestra e Scelta Civica. Questa mattina alla Camera era cominciata la discussione, proseguita nel pomeriggio con la votazione sul destino del Guardasigilli. La linea indicata da Enrico Letta ha trovato una consenso nel suo partito, che, a parte qualche dissidente, ha rinnovato la propria fiducia alla Cancellieri.
Negli ultimi giorni i Democratici non hanno tenuto posizioni univoche: Matteo Renzi e Gianni Cuperlo hanno invitato la ministro a dimettersi, Pippo Civati ha presentato una nuova mozione di sfiducia con il sostegno di altri 15 parlamentari Dem di Camera e Senato, ma alla fine ha votato no (nella foto il tabellone elettronico della Camera).
La vicenda non ha fatto altro che avvelenare il clima tra i candidati alla segreteria del partito. Civati ha accusato Cuperlo di schierarsi sempre “dalla parte di chi comanda”, di aver attaccato la sua mozione e di aver risposto signorsì all’appello di Letta per salvare Cancellieri e governo. “Un ricatto”, quello del premier secondo Civati.
Parole in sintonia con il giudizio espresso da Riccardo Nuti del Movimento 5 stelle.
“L’Italia non può avere come presidente del consiglio un ricattatore e un partito, il Pd, di ricattati”, ha affermato il deputato pentastellato.
Intanto, prima del voto decisivo, il ministro Cancellieri era intervenuta nuovamente per ribadire la sua totale correttezza nell’intervento in favore della scarcerazione di Giulia Ligresti, che a quei tempi soffriva particolarmente la detenzione in cella.
“Non vi è stato nessun favoritismo né interventi calati dall’alto e questo è ciò che dicono i fatti – ha affermato il Guardasigilli –. Sono stata ferita nel mio onore. Confido nella fiducia del parlamento”.
E a chi l’ha accusata di applicare una giustizia di classe, che fa distinzione tra cittadini di serie A, i Ligresti, e di serie B (i tanti che muoiono in cella senza ascolto), la Cancellieri ha replicato.
“I miei doveri di ministro e la mia coscienza non mi avrebbero consentito di comportarmi diversamente da come mi sono comportata in tanti altri casi”.
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