Il tempo degli attacchi, delle polemiche e delle indiscrezioni tra Renzi e Letta sembra stia per scadere. Quella di oggi potrebbe essere la giornata decisiva per le sorti dell’attuale esecutivo. In un senso o nell’altro. Questa mattina il segretario dem e il presidente del Consiglio hanno avuto un incontro a Palazzo Chigi durato un’ora. Subito dopo il sindaco di Firenze ha raggiunto la sede del partito a largo del Nazareno. Il lungo faccia a faccia sembra, tuttavia, non aver sortito effetti. Fonti di palazzo Chigi riferiscono: “Ognuno è rimasto sulle sue posizioni”. Quello con Renzi è stato solo il primo di una serie di confronti che il premier Letta dovrebbe avere in giornata con i leader di tutte le forze della maggioranza (Pd, Ncd, Sc, Pi, Udc, Cd, Psi). Domani invece si terrà la decisiva direzione Pd, anticipata rispetto alla convocazione del 20 febbraio, ma la svolta potrebbe essere anticipata. Terminato il giro di colloqui, il presidente del Consiglio dovrebbe tenere una conferenza stampa, dopo le 17, nella quale Letta presenterà il suo piano per il rilancio del governo ma nel quale potrebbe anche annunciare il rimpasto e persino decisioni più drastiche.
Tra l’altro è stato lo stesso presidente Napolitano ad aver ribadito ieri sera, dopo gli incontri a Roma di lunedì sera e ieri mattina, rispettivamente, con Renzi e Letta che: “La parola tocca al Pd”. Al sindaco di Firenze il Capo dello Stato ha suggerito: “Agisci da leader, prendi le tue decisioni”. A dare man forte ad un esecutivo Renzi è stato questa mattina il ministro degli Affari regionali Graziano Delrio sottolineandone i vantaggi: “La legge elettorale è una priorità per il paese in ogni caso – ha spiegato il ministro degli Affari regionali – C’è una fortissima volontà riformatrice che non viene scalfita da questo passaggio” ma “addirittura rafforzata” con l’eventuale arrivo di Renzi a Palazzo Chigi. Sul fronte opposto Renato Brunetta ha attaccato il Pd definendolo come un partito che è “in congresso continuo e scarica le tensioni del suo congresso continuo sulle istituzioni, sul governo del Paese”. Nonostante le polemiche e gli attacchi, il premier è determinato a non mollare. Proprio ieri ha ribadito che “chi vuole la crisi” lo deve dichiarare e assumersene la responsabilità. Letta, insomma, vorrebbe che Renzi uscisse allo scoperto dichiarando le sue reali intenzioni.
Nel palazzo però è già totoministri. Si parla di Tito Boeri o di Andrea Guerra, l’amministratore delegato di Luxottica all’Economia; lo scrittore Alessandro Baricco alla Cultura, Franceschini o Graziano Delrio, consigliere di Renzi all’Interno, mentre Angelino Alfano limitarsi al ruolo di vicepremier. Emma Borino potrebbe restare alla Famesina, perché il presidente Napolitano preme affinché si garantisca continuità nei rapporti internazionali. Ai Rapporti con il Parlamento è indicato Roberto Giachetti, vice presidente della Camera. Si parla di una riconferma di Beatrice Lorenzin alla Sanità, Maurizio Lupi oggi ai Trasporti e Andrea Orlando all’Ambiente. Un altro giovane della minoranza dem, Maurizio Martina potrebbe essere dirottato allo Sviluppo economico. Alle Infrastrutture, dopo il no della Serracchiani, potrebbe andare Vittorio Emiliano, il sindaco di Bari che sta per ultimare il mandato. Si parla anche di un ingresso di Pippo Civati, ex sfidante di Renzi alle primarie; di un incarico per Fabrizio Barca, ex ministro della Coesione territoriale e per il montiano Andrea Romano. Oscar Farinetti, il patron di Eataly, potrebbe essere destinato all’Agricoltura. Per Giustizia e Riforme è balletto di nomi: Michele Vieni, vice presidente del Csm, è in pole position come Guardasigilli; Maria Elena Boschi perle Riforme. E infine alla Difesa, una donna. Si fanno i nomi di Federica Mogherini o Roberta Pinotti.
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