French Rafale aircraft stand on the flight deck of the French aircraft carrier Charles de Gaulle docked at Port Zayed, Abu Dhabi, United Arab Emirates, 26 March 2015. ANSA /ALI HAIDER
In Libia, mentre italiani, inglesi e americani stanno ancora studiando come condurre la campagna militare contro l’ISIS, i francesi starebbero già compiendo operazioni clandestine. Lo sostiene il quotidiano transalpino Le Monde, che oggi ha aperto la prima pagina con il titolo “La guerra segreta della Francia in Libia”.
L’impasse politica che impedisce al governo di unità nazionale di insediarsi, con la Camera dei Rappresentanti di Tobruk bloccata dai veti dei deputati favorevoli al generale Khalifa Haftar, sembra aver convinto gli occidentali della necessità di intervenire comunque, senza aspettare che sia l’esecutivo libico a chiedere aiuto secondo i protocolli.
È di ieri la notizia che l’Italia ha acconsentito a far partire droni armati dalla base di Sigonella, in Sicilia. Troppo dispendioso, per i bombardieri con e senza piloti, partire dall’Inghilterra per colpire obiettivi in Libia. Ma i raid non basteranno ad arginare l’avanzata dell’ISIS.
Per questo, secondo la stampa, Italia e USA stanno pensando di appoggiarsi all’altro governo di fatto presente sul territorio del paese nordafricano, quello di tendenza islamista insediato nella capitale Tripoli, che – anche se non gode del riconoscimento della comunità internazionale – non è arenato nella diatriba fra sostenitori e oppositori delle milizie di Haftar come i rivali di Tobruk.
Il piano allo studio degli Stati maggiori sarebbe pronto già da un anno e prevederebbe l’impiego di un contingente di cinquemila soldati occidentali, coordinati dall’Italia e schierati a difesa di porti, aeroporti e installazioni petrolifere.
Nel frattempo i francesi, come si diceva, starebbero già compiendo “operazioni clandestine” in terra libica contro i jihadisti. Secondo Le Monde, se ne starebbe occupando il servizio operativo della DGSE, la Direzione generale della sicurezza estera, autorizzata a schierare sul campo uomini sotto copertura. Così facendo, la Francia potrebbe agire con la massima discrezione, come non potrebbe fare se dispiegasse truppe in divisa.
“L’ultima cosa da fare sarebbe intervenire in Libia”, commenta un alto responsabile della Difesa di Parigi, che poi però aggiusta il tiro: “Dobbiamo evitare ogni intervento militare aperto, dobbiamo agire discretamente”.
Sempre secondo il quotidiano francese, le azioni della DGSE sarebbero concordate con USA e Regno Unito. Le Monde ricorda che Parigi ha prestato assistenza al raid compiuto dagli USA il 19 febbraio contro Noureddine Chouchane, il jihadista ritenuto la mente degli attentati ISIS dell’anno scorso in Tunisia.
Secondo le notizie che arrivano dalla Libia, intanto, l’ISIS non arretra dalle sue posizioni. Oggi i jihadisti avrebbero preso per qualche ora il controllo del quartier generale dei servizi di sicurezza nella città di Sabratha, decapitando dodici guardie. Lo ha scritto il giornale online al-Wasat. Un comunicato delle autorità locali, fedeli al governo di Tripoli, sostiene che le “milizie rivoluzionarie” abbiano ripreso il controllo e stiano compiendo “rastrellamenti alla ricerca dei miliziani dello Stato islamico presenti in città”.
Dove i jihadisti perdono terreno è a Bengasi: sulla capitale storica della Cirenaica avanza l’esercito del generale Haftar. Ieri le sue truppe, per preparare l’attacco finale, hanno bombardato il centro della città con armi pesanti. Le operazioni di Haftar contro i mujahidin filo-ISIS di Bengasi e Ajdabiya sono state condannate dal ministro degli Esteri del governo di Tripoli, e anche l’inviato ONU Martin Kobler ha invitato le parti a cessare il fuoco e pensare quanto prima alla ricostruzione.
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