Un peschereccio italiano è stato sequestrato da miliziani al largo delle coste libiche, nelle prime ore di stamattina. L’equipaggio si è ribellato a un tentativo di dirottamento, e ora, sotto il controllo della Marina Militare Italiana, l’imbarcazione sta tornando a Lampedusa. L’equipaggio avrebbe bloccato i sequestratori trattenendoli a bordo.
A dare la notizia è stato Giovanni Tumbiolo, presidente del consorzio di pesca COSVAP di Mazara del Vallo, poche ore dopo i fatti.
Secondo quanto ha riferito via radio l’equipaggio, l’incidente sarebbe avvenuto intorno alle 3.30 del mattino, circa 90 chilometri a nordovest di Misurata, dove il peschereccio “Airone”, della compagnia Maran s.n.c., sarebbe stato intercettato da un rimorchiatore privo di insegne.
Uno o due miliziani armati sarebbero saliti a bordo della barca italiana per perquisirla, e avrebbero intimato al comandante, Alberto Figuccia, di fare rotta verso Misurata.
I sette uomini dell’equipaggio, tre italiani e quattro tunisini, si sono rifiutati di eseguire l’ordine e hanno fatto macchine indietro a tutta velocità, per sfuggire all’inseguimento.
“L’equipaggio – ha raccontato Tumbiolo – è riuscito a immobilizzare e chiudere in una cabina gli uomini armati saliti a bordo. Non si sa se due, o forse uno”.
A dare l’allarme è stato un altro peschereccio italiano che si trovava nei paraggi, insospettito dalla scomparsa del segnale dell’“Airone” dagli strumenti. All’inizio si temeva che l’imbarcazione fosse rimasta dirottata da pirati verso qualche porto libico.
In soccorso dei pescatori, invece, è intervenuta un’unità della Marina militare italiana che stava pattugliando quel tratto di mare, impegnata nell’operazione “Mare Sicuro”. Il personale della Marina ha preso il controllo dell’“Airone”.
Un aspetto della vicenda ancora da spiegare riguarda i sequestratori: non è chiaro se si tratta di pirati comuni o di elementi più o meno ufficialmente riconducibili alle forze di sicurezza libiche.
Al largo del paese nordafricano, dove nessuna delle fazioni in lotta per il potere è in grado di pattugliare efficacemente le acque territoriali, incrociano continuamente navi senza insegne.
Tumbiolo ha affermato di aver contattato il ministro della Pesca del governo di Tripoli, Abdul Munam Dugman, “che non era ancora informato dei fatti”.
In una situazione del genere, ha detto Tumbiolo, “È comprensibile qualsiasi comportamento dei nostri pescatori. È forte la paura di cadere in mano a gente senza scrupoli”.
Il sindaco di Mazara del Vallo, Nicola Cristaldi, ha espresso il suo “vivo compiacimento e congratulazioni” alla Marina militare per aver “impedito un atto di pirateria”.
Proprio oggi, nel Dipartimento di Polizia di frontiera del Ministero dell’Interno, era in programma un tavolo tecnico per la revisione delle regole d’ingaggio.
Ciò che il Viminale vuole evitare è che si ripetano in futuro episodi come quello di lunedì scorso, quando una motovedetta battente bandiera libica ha fatto fuoco contro un guardacoste italiano impegnato nel salvataggio di un gruppo di migranti abbandonati alla deriva su un barcone.
In quell’occasione, i libici hanno ripreso possesso del barcone e hanno fatto ritorno verso la costa libica senza che la Marina italiana potesse reagire.
Filippo M. Ragusa
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