Si potrebbe gridare al miracolo se non fosse che le croci ‘cadute’ dalla chiesa di Dolceacqua, un comune di duemila anime in provincia di Imperia, sono ricomparse nei manifesti che la catena di supermercati tedesca, Lidl, aveva fatto stampare per il punto vendita di Camporosso. A comunicarlo la stessa Lidl, sezione Italia, che oggi ha sistemato la nuova fotografia, assieme al sindaco del piccolo centro medievale della val Nervia, Fulvio Gazzola.
L’errore, asserisce il direttore regionale Markus Rose “è stato del tutto involontario”: la foto era stata acquistata da una banca immagine internazionale, quindi l’operazione ‘rimozione’ croci era stata già a monte della stampa eseguita per la Gdo tedesca.
La richiesta di cambiare la foto del poster, dove la chiesa intitolata a Sant’Antonio Abate era immortalata senza le due croci, una in cima alla facciata e l’altra sul campanile, era stata avanzata proprio dal sindaco del piccolo centro in provincia di Imperia privato dei simboli cristiani. “O cambiate soggetto o mi rivolgo al legale. Mostrate foto di Dolceacqua che rispecchiano la realtà. Se non volete le croci, piuttosto mettete il castello Doria”, ha detto Fulvio Gazzola aggiungendo: “Loro dicono che è una campagna nazionale ed europea quella di togliere i segni religiosi. Sono liberi di fare come vogliono, ma non rovinino le foto, basta soltanto cambiare il soggetto”. I vertici della nota catena di discount hanno motivato la decisione parlando di rispetto per tutte le confessioni religiose, dunque una decisione presa per non urtare la sensibilità religiosa di clienti di fede non cristiana. Anche se l’excusatio di questa volta sembrerebbe addossare la colpa al grafico che ha scelto una foto d’archivio già manipolata.
Lidl non è nuova infatti a questo tipo di iniziative. Tempo fa i clienti avevano manifestato la propria indignazione per la cancellazione un po’ grossolana delle croci dalle cupole azzurre della chiesa ortodossa di Sant’Anastasio, vero simbolo della pittoresca isola greca Santorini. Anche in quel caso i vertici aziendali si erano difesi dicendo di non voler “urtare alcun credo”, aggiungendo che i prodotti in questione – una linea di cibo greco – vengono venduti in tutta Europa da oltre dieci anni.
Nessuna strategia di marketing ma una semplice svista nel caso della foto di Dolceacqua. Per Santorini, invece, nessuna svista ma tecnica per aumentare le vendite. A quale versione credere?
A.B.
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