Mentre il grosso dell’esercito iracheno e dei peshmerga curdi stringe d’assedio Mosul, stamattina i jihadisti dell’ISIS hanno compiuto una serie di attacchi a Kirkuk, una delle capitali petrolifere dell’Iraq.
Un commando di miliziani ha attaccato una centrale elettrica. Secondo i media curdi, nell’attacco sono morti almeno 17 civili. Due di loro sarebbero di nazionalità iraniana. Sempre secondo l’agenzia curda Rudaw, le forze di sicurezza hanno ucciso almeno quattro miliziani, mentre altri tre si sarebbero fatti esplodere. Ma l’attacco non è ancora finito: nel compound sono ancora appostati diversi cecchini.
Un altro tiratore starebbe sparando dal tetto dell’hotel Majdi Palace, mentre altri miliziani si sarebbero asserragliati in una scuola. Intanto le televisioni locali trasmettono in diretta le immagini di alcune telecamere fisse posizionate nelle strade.
Alle prime luci dell’alba i jihadisti avevano assaltato gli uffici dell’amministrazione cittadina e l’ex quartier generale della polizia, ma erano stati respinti con gravi perdite. Poco dopo il governatore della città aveva assicurato alla stampa curda che tutto era tornato “sotto controllo”. Evidentemente non tutti la pensano come lui. Arshad al-Salihi, leader del gruppo politico Fronte turcomanno, ha detto che la situazione è “ancora instabile” e “richiede ulteriori rinforzi”.
Da stamattina diversi testimoni avvistano gruppetti di miliziani, armati di fucili automatici e bombe a mano, in vari punti della città. Alcuni sono entrati nelle moschee, altri in edifici pubblici. Non è ancora chiaro in quanti siano e quante vittime abbiano provocato. Secondo la CNN, le tv locali avrebbero iniziato a pubblicare immagini di morti e feriti nelle strade. Nel frattempo sono stati compiuti attentati anche in altre località dell’Iraq settentrionale, tutte rivendicate dall’ISIS.
La città è stata isolata dal mondo esterno: i peshmerga curdi hanno chiuso i checkpoint su tutte le strade di accesso e hanno deciso per il coprifuoco. Entrano solo mezzi carichi di rinforzi militari, con le insegne curde o con quelle dell’esercito di Baghdad.
Kirkuk sorge in una regione ricchissima di petrolio, a circa 250 km da Baghdad e 200 da Mosul. In tempo di pace sfiorava il mezzo milione di abitanti. È una delle città più multietniche dell’Iraq: ospita consistenti comunità di arabi, curdi, assiri e turcomanni. Sulla carta non fa parte della regione autonoma del Kurdistan iracheno, ma i peshmerga ne hanno preso il controllo a giugno 2014, per evitare che venisse occupata dall’ISIS. L’esercito regolare di Baghdad era fuggito dalla città dopo i primi successi militari dei jihadisti, culminati nella presa di Tikrit.
F.M.R.
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