Giornata storica per tutto il tennis italiano. Due trionfi nella stessa giornata. Non sarebbe, in assoluto un inedito ( un doppio successo maschile-femminile nello stesso giorno si era già avuto nel 1988 con Narducci a Firenze e la Cecchini a Strasburgo, e nel 2001 con Gaudenzi a St. Polten e la Farina sempre a Strasburgo), ma il pomposo aggettivo è più che giustificato. Perché di doppiette del genere non se ne vedono, da queste parti, tutti i giorni. Perché il peso specifico dei due tornei in questione è complessivamente superiore a quello delle precedenti accoppiate. Ma, soprattutto, perché si sfata, finalmente, un tabù. Quello di un/una tennista azzurro/a incapace di vincere un “titulo” sull’erba. E, invece, due in un solo giorno. Troppa grazia, verrebbe quasi da dire. Eppure è tutto vero. E le due vittorie, anche se sofferte, sono arrivate con pieno merito. Ma andiamo con ordine. La prima delle due finali è stata quella che vedeva protagonista Roberta Vinci, 28enne tarantina, n. 30 Wta, dal gioco sempre molto aggressivo ( del resto, una delle migliori doppiste in circolazione), elegante, magari un po’ troppo leggero. Eppure in grado di vincere anche tre tornei sulla terra battuta ( Bogotà e due volte, una quest’anno, Barcellona), superficie dove occorre dare un certo peso alla pallina per reggere e vincere uno scambio. Stranamente, uno zero alla casella dei successi sull’erba, che, pure, almeno sulla carta, sembrerebbe la superficie più congeniale alle caratteristiche tecniche dell’azzurra. Vero è che sui prati il numero di tornei è ridotto all’osso per cui, statisticamente, i tentativi a disposizione per vincerne uno non è che siano così tanti. Però, la sensazione del paradosso si era sempre avvertita. Dall’altra parte della rete, una ritrovata Jelena Dokic, coetanea di Roberta, attualmente n. 59 Wta, ma dal passato ben più illustre. Capace, nel 2002, di issarsi al numero 4 della classifica mondiale, vincitrice, nel 2001, degli Internazionali d’Italia su un “pezzo da novanta” come la Mauresmo, autrice dell’eliminazione dell’allora numero 1 del mondo, Martina Hingis, nientedimeno che nel “sacro tempio” di Wimbledon nel 1999. Una predestinata, insomma. Poi smarritasi per le ormai tristemente note vicende familiari legate al suo burrascoso rapporto con il padre-padrone, Damir. In ripresa, però. E sempre in possesso di fondamentali estremamente potenti. E autentica “ammazza italiane” in questo torneo, avendo eliminato prima la Pennetta e, poi, la Oprandi ( con la complicità di un infortunio di Romina, costretta al ritiro). Di fronte a cotanto avversario, la Vinci parte a razzo e passa a condurre 3-1 ( che poteva anche essere un 4-0). Qui, però, l’azzurra si blocca un po’ e subisce il ritorno prepotente della rivale che la raggiunge e la supera per il 3-4. Qui la partita comincia a regalare un’altalena di emozioni. Roberta è brava ad annullare ben tre set point ( uno nel decimo e due nel dodicesimo game), non ne trasforma, a sua volta, uno nel tie-beak che, alla fine, la Dokic si aggiudica al quinto tentativo, per 9-7. Roberta, invece, si aggiudica senza problemi il secondo set per 6-3, con break all’ottavo gioco. Si finisce, dunque, al terzo set, dove la Vinci ottiene il break nel nono game, ma lo restituisce subito, ne ottiene un secondo nell’undicesimo ed è quello decisivo per chiudere il terzo parziale per 7-5. E, alla fine, Roberta Vinci ( che qui ha battuto, prima della finale anche Wickmayer e Cibulkova) può dichiarare, raggiante:
E veniamo ad Andreas Seppi. L’altoatesino, 27enne, n.51 del ranking Atp, si è aggiudicato il torneo di Eastbourne, ma per farlo ha dovuto vincere due match nella stessa giornata! Prima il recupero della semifinale, rimandata per pioggia, vinta per 6-4, 2-6, 6-4 in due ore e sette minuti di gioco, e, poi, la finale. Tanto attesa da Andreas ( che un torneo Atp non l’aveva ancora mai vinto e che una finale l’aveva giocata in una sola altra occasione, a Gstaad, nel 2007), da fargli dire a fine match: Nel tardo pomeriggio, quindi, Seppi ha dovuto fare gli straordinari, affrontando, in finale, il serbo Janko Tipsarevic, n. 30 del mondo e 3 del seeding, favorito, anche per via di un recupero di semifinale molto meno impegnativo di quello affrontato dall’italiano ( la semifinale contro Nishikori era stata molto più agevole, ndr) e per il vantaggio di 3 a 0 negli scontri diretti. Seppi si aggiudica il primo, combattutissimo, set al tie-break, per 7 punti a 5. Poi, cede il secondo per 6-3, sciupando un break di vantaggio. Ma riparte fortissimo nel terzo, dove s’invola 4-0 e sembra poter concludere in scioltezza. Ma qui, Tipsarevic, lamentatosi più volte per la scarsa visibilità, sfrutta uno stop per la pioggia e, al rientro recupera entrambi i break e si avvicina sul 3-4. Sembrava un’altra grande occasione pronta ad andare in fumo anche perché, come ammette candidamente l’altoatesino: Ma qui arriva, inatteso, l’ennesimo colpo di scena di questa sfida. Nell’ottavo gioco, infatti, sullo 0-30 sul proprio servizio, Tipsarevic scivola e si infortuna alla coscia destra. Riesce a riprendere la partita ma subisce un altro break. Stavolta, è quello decisivo. Anche se non da a Seppi la soddisfazione di chiudere con un punto giocato, ritirandosi sul 5-3, 15-0, in favore dell’azzurro. Che, però, conquista, così, il suo primo titolo in carriera e riesce in una doppia impresa per gli annali. Prima vittoria sull’erba ( non del tennis italiano in senso assoluto perché la Vinci lo aveva preceduto di qualche ora) e primo titolo in un torneo Atp per il tanto disastrato tennis maschile che non portava a casa un successo dal lontano torneo di Palermo del 2006 che vide il trionfo di Filippo Volandri. Cinque anni di digiuno. Veramente troppi. A completamento della giornata trionfale, c’è da registrare anche il successo di Daniele Bracciali, nel doppio, in coppia con il ceco Cermak, contro Lindstedt (Sve)-Tecau(Rom) per 6-3, 2-6,10-8. Sabato 18 giugno 2011, data da ricordare.
Daniele Puppo
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