Purtroppo era da mettere in conto, anche se non certo nella misura che stanno scrivendo i mercati delle banche decisi a sfruttare l’ondata speculativa. In assenza di un vero governo oggi sostituito da un premierato, quello di Cottarelli, nato delegittimato e assolutamente senza poteri, l’Italia arranca. La profonda crisi aperta dai no di Mattarella al governo Salvini Di Maio rischia di farci pagare un prezzo spropositato in termini economici e di stabilità politica. E, in attesa che l’ex responsabile della spending rewiew, da buon notaio di una delle pagine più tragiche e tristi della storia democratica italiana, si presenti alle Camere per dire quando andremo di nuovo a votare, speculazione e spread impazziscono mentre la Borsa sbanda vistosamente trascinando con sè le consorelle del vecchio continente. In questo trambusto alimentato con sapienza tattica dalle note delle agenzie di rating e con lo spread che ha toccato un picco di 320 punti (poi scesi a 282) contro i bund tedeschi, l’Italia, in termini di interessi in più da pagare sul debito pubblico ha già perso centinaia di milioni di euro. E’ l’obolo che l’Italia paga per aver scelto liberamente sia un presidente della Repubblica ostaggio di poteri forti, mercati e Ue, sia una nuova maggioranza parlamentare costretta a subire un diktat in nome di presunte ragioni costituzionali che di costituzionale non hanno proprio nulla. Piuttosto dovremmo parlare di un arbitrio portato avanti a danno di un voto di cambiamento e rinnovamento che pure il 4 marzo aveva trovato, unito, un fronte che rappresenta il 73% dei cittadini, fronte, che aveva deciso di mandare a casa cinque anni di governo Pd segnato da scandali, insuccessi e fallimenti. Ad aggravare tutto poi quel no di Mattarella al professor Paolo Savona e di conseguenza al presidente del consiglio incaricato Giuseppe Conte.
Non c’è dubbio, lo show ed i no pretestuosi anti maggioranza Lega-Cinquestelle messi in atto da Sergio Mattarella sta avendo e continuerà ad avere, ancora per molto tempo temo, conseguenze politiche sociali ed economiche pesanti ed imprevedibili. Per quelle finanziarie a livello internazionale i conti sono già belli che fatti. Per quanto riguarda lo scenario politico la scelta del Presidente della Repubblica ha già diviso il Paese rimettendo in gioco anche gli sconfitti delle elezioni che in risposta alla mobilitazione promossa da Di Maio e dai grillini per il due giugno, scenderanno in piazza, anzi in piazzetta davanti alla sede del vecchio Ulivo, il giorno prima, venerdi 1° giugno. Ed ora con Guelfi e Ghibellini di nuovo mobilitati, aspettiamo le prossime mosse di questo Colle, non certo super partes.
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