Pantelleria è in festa perché la vite dello Zibibbo è stata riconosciuta preziosa alla stregua di un’opera d’arte e, per questo, è andata ad accresce la lunga lista dei siti italiani già patrimonio dell’umanità.
Nessun Paese, prima dell’Italia, è mai riuscito a iscrivere tra i patrimoni culturali un prodotto agricolo. E’ arrivata da Parigi l’ufficialità del riconoscimento da parte dell’Unesco alla vite che regala un vino eccellente e pregiato, ottimo per accompagnare i dessert, di un assoluto e indiscusso valore storico, naturale e culturale. E così, la pianta pantesca ad alberello si aggiunge alla lista dei beni inostrani da preservare e custodire per tramandarli nel tempo: l’Italia con l’aggiunta dello Zibibbo ne vanta ora ben 51.
La lista del Patrimonio Mondiale include 1001 siti che formano parte del patrimonio culturale e naturale. La Commissione per il Patrimonio Mondiale considera che tali siti abbiano un valore universale. L’UNESCO ha finora riconosciuto un totale di 1001 siti (777 beni culturali, 194 naturali e 30 misti) presenti in 161 Paesi del mondo. L’Italia è il Paese che detiene la lista più lunga.
La coltivazione dell’uva Zibibbo, o dello ‘zucco’, come lo chiamano gli agricoltori panteschi, occupa il 95% dei vigneti di Pantelleria. Nel corso dei secoli è riuscita a modellare il paesaggio dell’isola, regalandole uno dei contesti agricoli più suggestivi al mondo. Oltre 12mila sono i chilometri dell’isola d Pantelleria, in cui a giocare il ruolo di protagonista, sono i terrazzamenti. La coltivazione dell’uva Zibibbo, poi, non ha bisogno di tecnologia, ma di robuste braccia umane in grado di lavorare anche su terrazzamenti, spesso con pendenze estreme, oppure al di sotto del livello del suolo, per riparare la pianta e i frutti dai venti di scirocco e di greco levante che spirano frequentemente e con violenza sull’isola. Motivo per cui a Pantelleria si parla di viticoltura eroica, ovvero di coltivazioni che durante tutto l’anno richiedono un monte ore di lavoro, per unità impiegata, superiore di almeno tre volte a quello necessario alla coltivazione di un normale vigneto sulla terra ferma. Dalla coltivazione, dunque, fino alla produzione del passito o del moscato, i grappoli della vite ad alberello vengono raccolti dopo una sovramaturazione e prima della pigiatura, sono distesi ad asciugare su piani di pietra pomice o graticci in legno la cui origine è millenaria. Una tradizione antica che l’agenzia delle Nazioni Unite, l’Unesco, creata allo scopo di favorire la promozione di cultura, scienza, istruzione, informazione e comunicazione promuovendo al tempo stesso la pace e la comprensione tra le nazioni , nonché il rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto e per i diritti umani e le libertà fondamentali ha voluto premiare.
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