Oramai è chiaro a tutti: in Italia il lavoro scarseggia e laurearsi con il massimo dei voti non garantisce la sicurezza di trovare un impiego all’altezza della propria preparazione. In tanti comunque non disarmano e le provano tutte, magari andando all’estero. Un fenomeno quello dell’emigrazione per motivi di lavoro che sta coinvolgendo sempre più persone attratte in particolare dalla città di Londra, diventata ultimamente una potentissima calamita lavorativa per molti giovani. Per capire i motivi che spingono gli italiani oltre Manica bisogna ripercorrere i flussi migratori della prima parte del XX secolo quando una piccola ma agguerrita comunità di nostri concittadini sviluppò attività lavorative nel campo della ristorazione e del vino, per poi allargarsi in quelli del commercio e della musica. Il quadro di riferimento sembra ripresentarsi nel 2013 ma ora a correre per un posto al sole sono professionisti, medici e ricercatori, attirati dalla speranza di un futuro migliore e di uno stipendio degno dei sacrifici fatti in Italia. Anche se spesso, per quanto riguarda Londra, non è ben chiaro cosa troverà chi parte. Qualche considerazione è d’obbligo.
Innanzitutto c’è da dire che Londra è sicuramente la città più ricca del paese e vanta il più alto tasso di immigrazione da dentro e fuori l’UE. Eppure la città presenta un tasso di disoccupazione superiore alla media nazionale : 7,9%. Il più alto livello raggiunto tra il maggio e il-luglio 2012. Ad aggravare le cose poi, c’è la concorrenza multietnica che ha avuto l’effetto paradossale di mettere in minoranza nella metropoli di Sua Maestà,gli stessi inglesi rispetto agli stranieri.
Una notizia che invece interesserà tutti gli italiani che sognano o stanno già attivandosi per emigrare, arriva dagli Head Hunter londinesi, i “cacciatori di teste”. Gli esperti consulenti dell’executive search, attivi per le società nella ricerca e selezione dei candidati perfetti per i profili di cui hanno bisogno, cercano sempre meno italiani perché per il mercato tricolore c è sempre meno spazio. Addirittura per certe posizioni, i curricula dei nostri conterranei arrivano a coprire oltre un terzo di quelli totali e parliamo di svariati settori che vanno dalla ristorazione ai quadri aziendali. Ma non bisogna fare di tutta un erba un fascio, perché l’economia Inglese resta comunque una delle più solide in Europa grazie anche ad una politica delle incentivazioni che aiuta molto le possibilità di crescita del Paese .
Il governatore della Banca d’Inghilterra Mervyn King, per tenere il regno di Elisabetta seconda al sicuro da crisi e strappi occupazionali ha infatti modificato il “funding for lending”: finanziamento agevolato che l’istituto centrale concede alle banche, con l’obiettivo di passarlo all’economia reale ed in particolare alle piccole-medie imprese nonché alle famiglie che hanno bisogno di acquistare l’abitazione.
Banca d’Inghilterra e Tesoro fiduciosi sul futuro di questi provvedimenti oggi fanno quadrato attorno a un programma lanciato nell’agosto 2012 con l’obiettivo di mettere sul mercato una cifra che alcune stime fanno ascendere a non meno di 80 miliardi di sterline. Dunque l’idea della terra promessa,per chi si appresta a partire, va forse un po’ meglio chiarita,partendo dal presupposto che Londra e l’Inghilterra non sono solo Piccadilly Circus. A conti fatti dei suoi 7,8 milioni di abitanti 2,1 milioni di londinesi sono classificati ufficialmente come poveri. Il che significa che nonostante la crescita economica sotto i governi Blair, nell’ultimo decennio, le famiglie in stato di precarietà socio-economica sono aumentate. Considerandola nel suo insieme: Inner London e Outer London (ovvero il centro e la periferia) presentano non pochi problemi soprattutto per chi cerca casa nei quartieri più lontani dal centro dove la crisi colpisce soprattutto la popolazione in età lavorativa, e molte giovani coppie o single si rivolgono alle banche del cibo per sopravvivere. In queste zone, sempre più spesso, le case di chi non è più in grado di pagarle vengono messe in vendita con estrema facilità creando dei quartieri fantasma.
Per fronteggiare il problema il governo inglese è corso ai ripari: è il caso di Stoke-On-Trent, un area situata nel nord ovest della capitale, nella contea dello Staffordshire. Per 35 case, situate in una zona difficile e abbandonata da anni il Comune ha escogitato uno stratagemma per renderle appetibili mettendole sul mercato a 1 euro. Seicento persone si sono già proposte per l’acquisto: le norme comunque impongono che a rilevarle siano abitanti della zona, con un lavoro ma dal reddito basso. A chi acquisterà le case verrà anche offerto un prestito agevolato per gli ammodernamenti. E soprattutto, chi otterrà le case per evitare speculazioni edilizie dovrà impegnarsi a vivere in zona almeno 5 anni.
F.B.
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