Oscar Pistorius
Per la giudice del Tribunale di Pretoria fu omicidio colposo. Già seguendo la ricostruzione e le osservazioni che Thokozile Matilda Masipa, il giudice monocratico al quale è stata assegnata la pratica Pistorius-Steenkamp, aveva iniziato ieri mattina, era quasi certa la condanna che prevede come pena massima per l’ex campione paralimpico di atletica leggera un massimo di 15 anni..
Per Oscar Pistorius, 27 anni, che la notte di San Valentino del 2013 sparò quattro volte contro la sua fidanzata Reeva Steenkamp, uccidendola, è arrivato questa mattina il verdetto. Il giudice Maspira legge: “Fu omicidio non volontario”. Pistorius è stato ritenuto anche “colpevole” di possesso di armi per l’episodio dei colpi sparati in un ristorante poche settimane prima della morte di Reeva (l’episodio risale al 2013). Il giudice lo ha ritenuto invece “non colpevole”, invece, per i colpi sparati in un’altra occasione, dal tettuccio trasparente della sua auto.
L’ex atleta, che ha sempre negato di avere ucciso intenzionalmente la sua fidanzata, ex modella, le probabilità di condanna erano principalmente tre: per omicidio premeditato, tesi sostenuta dall’accusa, che porterebbe ad una sentenza all’ergastolo con un minimo di 25 anni da scontare; per omicidio volontario semplice, con un minimo di 15 anni di reclusione, e, infine, omicidio colposo, la tesi della difesa, con una pena che può arrivare fino a 15 anni ma sulla quale il giudice ha una discrezionalità maggiore. C’era poi da esaminare l’ipotesi di scarico di un’arma da fuoco in pubblico (con multa o condanna fino a cinque anni per ogni colpo), nonché possesso illegale di munizioni (Pistorius non possedeva la licenza obbligatoria): anche in questo caso multa o carcere fino a 15 anni.rischiava molto di molto di più:
Anche oggi l‘aula del Tribunale di Pretoria era completamente piena: i genitori di Reeva con il loro avvocato, mentre la famiglia Pistorius è rappresentata da zio Arnold, sorella Aimee, il fratello Carl in una sedia a rotelle per un incidente d’auto. Oscar è entrato, tra la folla di giornalisti e cameraman, senza dire una parola, a labbra strette, pallido in volto.
Si conclude oggi quello che è stato enfaticamente soprannominato il “processo del secolo”, echeggiando quello – alla fine del precedente – che 19 anni fa vide l’assoluzione di un’altra star dello sport e dello showbusiness, OJ Simpson: una sentenza che ha lasciato il sapore amaro di uno scandalo.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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