Ieri a Londra l’anteprima, che mercoledì 13 luglio sarà anche a Roma, dell’inizio della fine: dopo 14 anni, sette libri e otto film, con 6,4 miliardi di sterline di profitti, 450 milioni di copie vendute in 70 lingue del mondo, ma anche 160 paia di occhiali tondi indossati da Daniel Radcliffe sul set, 25 mila costumi e 600 divise scolastiche, 2182 litri di shampoo e balsamo per i capelli degli attori, 5800 cicatrici a forma di fulmine, 900 fiale della memoria, la proiezione de ”I doni della morte, parte seconda” segna il gran finale della saga della creatura di J.K. Rowling. Il piccolo mago con la cicatrice sulla fronte che ha ipnotizzato bambini e grandi, dai sette ai settant’anni, è arrivato al capolinea dove tutto era cominciato, in una Hogwarts devastata e ridotta a un cumulo di macerie, ma anche al binario 9 e tre quarti della stazione londinese di King’ s Cross. Alla fine tutto ricomincia, con i rassicuranti cicli della vita: le ragazze che diventano signore, le ex bambine che fanno le mamme, i giovani che sono diventati padri e che insieme agli eredi si lanciano contro il pilastro del binario 9 e tre quarti, perché i sogni non finiscono mai e ogni volta vale a pena ricominciare. L’ultima battaglia tra il Bene e il Male, con tutta Hogwarts schierata con Harry Potter e gli altri personaggi, anche i più piccoli, ricordati con una breve inquadratura, rappresenta in fondo la battaglia per diventare adulti, quella che ognuno prima o poi deve combattere.
Dietro le lenti 3D, prima che sulla schermo compaia la parola FINE chissà quante lacrime scenderanno sulle guance della moltitudine di fan di Harry Potter sparsi nel mondo. Tra le tremila persone che si sono accampate a Trafalgar Square nei giorni scorsi, in attesa dell’ anteprima, c’era un clima di festa venato di mestizia. E’ lo stesso effetto che la fine della saga ha avuto sui protagonisti, i tre giovani attori che sono letteralmente cresciuti sullo schermo: ”Mi fa triste rivedere i vecchi film, come eravamo innocenti e adorabili, ma sono anche orgoglioso di come siamo diventati”, dice Daniel. E Rupert Grint gli fa eco: ”Mi mancherà Ron perchè era più il tempo che ero lui di quello in cui ero me stesso”.
La scrittrice inglese intanto ha confermato che il maghetto non sarà protagonista di nessun altro libro, nonostante le sue storie abbiano avuto un successo planetario grazie alla generosità con cui la Rowling ha disegnato ritratti incredibilmente vividi inseriti in vicende che dimostrano come nella vita abbiamo tutti bisogno di straordinario, che la lotta tra buoni e cattivi non è mai finita, che la vicenda ruota intorno a temi che ci riguardano così da vicino come quelli della perdita e della morte.
Quando fu pubblicato il primo dei sette, Harry Potter e la pietra filosofale, era il 1997, Bill Clinton era ancora alla casa Bianca e Tony Blair entrava a Downing Street, le Twin Towers erano ancora in piedi e Guantanamo non esisteva ancora. Le ragioni del successo planetario è tutto nei libri, Ma “c’è un tempo e un luogo per ogni cosa”, dice filosofico regista David Yates. Per ora agli appassionati resta Pottermore, il sito che debutterà in autunno, esperienza completamente nuova alla quale contribuiranno gli stessi lettori, che permetterà ai fan di tutto il mondo di addentrarsi nel mondo di Harry Potter, scoprendo ulteriori dettagli sulla storia e i suoi personaggi. Intanto, però, godiamoci quest’ultimo film che chiude con un finale epico di combattimenti e draghi.
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