“Fin da quando ero piccolo -ha detto il disegnatore ottantunenne nel ricevere l’ omaggio- quando sentivo di qualcuno che aveva ricevuto la Legione d’ Onore provavo moltissima invidia. Pensavo: ‘ Chissà, se mi comporto bene qualcuno me la darà’. Sono dunque molto emozionato”.
Mafalda trae ispirazione da una bambina di un romanzo di David Viñas, Dar la cara, pubblicato nel 1962 in Argentina. Quello che rimane il più celebre personaggio di Quino nasce nel 1963 per promuovere una linea di elettrodomestici in una campagna pubblicitaria sul quotidiano Clarín. Ma all’ultimo momento non si raggiunge un accordo e la campagna è annullata. La striscia a fumetti di cui Mafalda è il personaggio principale viene invece pubblicata per la prima volta nel 1964 e diviene subito molto popolare in America Latina, tanto da essere dedicata proprio a Mafalda una piazza di Buenos Aires.
In Italia arriva nel 1968. Umberto Eco paragona Mafalda a Charlie Brown. I due personaggi hanno la stessa età, ma il loro atteggiamento nei confronti del mondo è molto diverso: il rifiuto di integrazione è il sintomo per Mafalda della mancata separazione del mondo infantile suo e dei suoi compagni da quello degli adulti, caratteristica, invece, dei Peanuts, la serie di personaggi tra i quali Charlie Brown, disegnata da Charles Monroe Schulz.
Ma Mafalda non si esaurisce con le strisce a fumetti: nel 1988 il Ministero per gli affari esteri argentino usa la sua immagine per un manifesto che celebra la giornata universale dei diritti umani (10 dicembre) e il quinto anniversario della fine della dittatura. Mentre per l’ Italia nel 1988 Quino realizza un manifesto sull’ecologia.
Il 23 ottobre 2009 Mafalda riappare, dopo trentatré anni, in una vignetta sul quotidiano italiano La Repubblica, come critica alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Berlusconi: alla contestataria per antonomasia il compito di dire “Non sono una donna a sua disposizione”, pronunciata da Rosy Bindi durante la trasmissione ‘Porta a porta’ in risposta al premier che l’aveva insultata con “Lei è più bella che intelligente. Non mi interessa nulla di ciò che eccepisce”, e slogan di una campagna contro la sottomissione della donna.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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