Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza sono al lavoro a Palermo dall’alba di questa mattina per una vasta operazione antimafia, denominata “Apocalisse“, che ha portato finora all’arresto di 95 persone. I provvedimenti restrittivi sono stati spiccati nei confronti di “uomini d’onore” dei mandamenti mafiosi di Resuttana e San Lorenzo, accusati di associazione mafiosa, estorsione e altri reati.
Il maxi blitz avviene a 48 ore di distanza dalla condanna inappellabile di Papa Francesco nei confronti degli aderenti al crimine organizzato: “La Chiesa deve dire di no alla ‘ndrangheta. I mafiosi sono scomunicati”, ha ammonito duramente il Pontefice durante l’omelia della santa messa officiata nella piana di Sibari.
“Mai più – ha detto loro Bergoglio – succeda che un bambino (il riferimento è al piccolo di 3 anni, Cocò Campolongo, ucciso e bruciato dalle cosche insieme al nonno nel gennaio scorso, ndr) debba sopportare queste sofferenze”. La mafia (con tutte le sue declinazioni territoriali) è “adorazione del male e disprezzo del bene comune – ha scandito il Pontefice -. Questo male va combattuto, va allontanato. Bisogna dirgli di no. Coloro che nella loro vita hanno questa strada di male, i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati”.
Le indagini antimafia di Palermo, che hanno portato all’arresto di ben 95 ‘ffiliati’, hanno consentito di ricostruire il nuovo organigramma dello storico mandamento mafioso alla periferia occidentale della città.
Gli investigatori hanno individuato capi e gregari, accertando numerose estorsioni praticate in modo capillare e soffocante da cosa nostra ai danni di imprese edili ed attivita’ commerciali del territorio e riscontrando un diffuso condizionamento illecito dell’economia locale. Nel corso dell’operazione sono stati inoltre sequestrati complessi aziendali per svariati milioni di euro.
A capo del mandamento di Tommaso Natale e Resuttana, secondo le indagini, c’era Girolamo Biondino, fratello di Salvatore, l’autista di Totò Riina. Era da poco stato scarcerato ed era tornato a comandare il clan. Per cercare di non finire di nuovo in carcere, Biondino faceva il pensionato. Girava in autobus e non si faceva vedere in giro con altri uomini d’onore. Secondo gli investigatori era lui a tenere le fila e imporre il pizzo a tappeto nel mandamento.
Gregorio Palazzotto, titolare di una ditta di traslochi, secondo gli investigatori sarebbe il capo della cosca dell’Arenella. Palazzotto si trova in carcere, ma aveva aperto un profilo Facebook da dove insultava i pentiti. “Non ho paura delle manette, ma di chi per aprirle si mette a cantare”. Attraverso la pagina sui social faceva rivendicazioni contro il sovraffollamento delle carceri e chiedeva l’amnistia.
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